A Roma riapre Mazzo (finalmente). A San Lorenzo torna la cucina dei The Fooders

15 Nov 2023, 17:22 | a cura di
Mazzo riapre. Il piccolo ristorante laboratorio dei Fooders Francesca Barreca e Marco Baccanelli riapre a Roma, nel quartiere San Lorenzo

Sono passati quattro anni da che Mazzo a Centocelle ha chiuso, da quando – era il 2019 – Francesca Barreca e Marco Baccanelli aka The Fooders hanno capito che il locale di via delle Rose era ormai troppo piccolo, così hanno abbassato la serranda per concedersi un anno sabbatico e fare un grand tour nelle cucine del mondo. La pandemia ha poi bloccato la saga di Mazzo Invaders prima del tempo. Intanto, insieme agli amici di Artisan, hanno trasformato il vecchio ristorane in un fast food dedicato a pollo fritto, birra e panini succulenti poi bissato con la formula da viaggio.

Mazzo

Il nuovo Mazzo a San Lorenzo

Il tutto mentre si dedicavano anima e corpo alla ricerca di uno locale che potesse essere la nuova casa di Mazzo. E alla fine l'hanno trovata a San Lorenzo, un quartiere complicato ma che come Centocelle cela un'identità molto forte, che ha storia e cultura da vendere e che racconta, per chi la sa cogliere, anche una visione del mondo. Come del resto hanno sempre fatto Francesca e Marco da dietro al pass, quando hanno raccolto la sfida di parlare di grande cucina con un linguaggio pienamente aderente alla street culture. Lo facevano da quella saletta di Centocelle, lo faranno ora anche da San Lorenzo, in uno spazio ben più ampio celato dietro una porta dagli infissi rossi che nei prossimi giorni sancirà il ritorno di Mazzo.

Qui negli anni scorsi c'era una chiesa evangelica, la Cappella dei Miracoli - “Gesù ti ama” si leggeva, “che sollievo” veniva da pensare – ma prima ancora c'era un alimentari di quartiere: vendeva il pane e lo sfornava pure in un retrobottega che si rivelava ben più ampio di quanto l'ingresso con il banco frigo faceva presupporre. Oggi c'è un nuovo bancone, e insieme al bancone qualche tavolo con le sedie colorate che riempiono uno spazio di transizione verso l'interno, colmo di vini e rilassante. Merito anche di una palette pastello che se da una parte segna una frattura decisa con l'estetica del vecchio mazzo (e chissà che non ci sia poi qualche dettaglio a ricordarlo?) dall'altra dichiara un'evoluzione, del resto sono passati 10 anni dall'inizio del loro progetto (nato come laboratorio di cucina e trasformatosi in ristorante in corso d'opera), e ripetere pedissequamente quel che è stato sarebbe non solo anacronistico ma anche una forzatura. Inoltre se gli spazi angusti imponevano certe soluzioni grintose, questo nuovo locale spinge verso scelte diverse, come quella di dare spazio a una delle passioni dei Fooders: il mobile pieno di vinili suggerisce che la musica sarà più di un sottofondo secondario (finalmente: quante serate rovinate da un suono sbagliato).

mazzo

Il resto lo fa la cucina di Marco e Francesca in quello stile Mazzo così riconoscibile. L'amore per le frattaglie, i gusti decisi, la precisione dei piatti hanno dato vita a un'antologia memorabile: le ruote pazze con stracotto di pannicolo e Parmigiano 24 mesi (quanti sapevano a Roma cosa è il pannicolo prima che lo usassero loro?), la lingua di manzo piemontese, salsa verde, uovo barzotto e cipolla, la trippa fritta alla romana, il crudo di pecora, alici e mentuccia, il pork belly di impostazione asiatica, o le lumache panate con panko con crema di patate al dashi, germogli e piselli. A monte, la capacità di mescolare intuizioni e suggestioni, e di farlo sempre con uno stesso carattere, che parte da due punti fermi ineludibili: tecnica e materia prima. Il resto è fantasia, gusto, personalità, cultura, informalità. Qualcosa che ha segnato la storia gastronomica romana. Pensate sia troppo? Vi spieghiamo perché non è così.

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La riapertura di Mazzo è una grande notizia

Ci sono locali che occupano un posto particolare nella storia di una città per la capacità di determinare un cambiamento di rotta. Così a Roma è stato, per esempio, con Uno e Bino a fine Novecento, primo vero bistrot con una cantina importante frutto di una selezione molto personale (quella di Gianpaolo Gravina) e una cucina intelligente, colta, con suggestioni eterogenee eppure facile, garbata, elegante (che nell'ultima sua stagione vide al pass Giovanni Passerini), per motivi diversi c'è stato, sempre nel secolo scorso, 'Gusto che ha sfondato il sonnacchioso (all'epoca) panorama capitolino con un concept restaurant, spazio polifunzionale di design con una proposta confortevole ma moderna e ben fatta e di cui oggi ancora si possono intercettare le tracce, un'insegna multipla firmata Alessandra Marino (che oggi ha dato alla luce Ninù) con un dream team che fece avvicinare alla tavola anche un pubblico in cerca di glamour e popolarità, e la costante fila di gente ne era la conferma. Dall'esperienza di 'Gusto è nato poi Primo, antesignano di una generazione di nuove trattorie dove cucina, cantina, atmosfera, design convergono in perfetta coerenza con stile vivace, accogliente, non banale, in un modo che pochi hanno saputo replicare con la stessa precisione.

C'è poi stato proprio Mazzo, minilocale in una zona periferica della città, in una Centocelle ancora lontana da quella gentrificazione che l'avrebbe trasformata in destinazione gastronomica con una identità tutta sua. E se questo è successo, si deve anche a questo piccolo locale: un solo tavolo sociale, pareti scure, menu e mescita e gin list scritti direttamente sui muri. E poi una cucina molto tecnica e altrettanto godibile, intelligente e spudorata, capace di strappare più di un sorriso; insieme a una carta dei vini che nel suo piccolo ha fatto scuola nell'essere così apertamente schierata verso vini artigianali; in perfetta coerenza con il resto. Un posto che ha avuto, più e prima di altri, la capacità di attrarre e sedurre anche un tipo di persone decisamente lontane dalle dinamiche e le ritualità di certa buona ristorazione. Giovani, soprattutto, quelli che ora affollano i molti natural wine bar della città, che i fine dining sembrano ignorare. Un posto di difficile definizione: non bistrot, non bar à vin, non ristorant(on)e, non trattoria (anche se a un certo punto conquistò i Tre Gamberi sulla guida Ristoranti d'Italia del Gambero Rosso), ma tutto questo insieme e anche di più. Merito della forza dei Fooders, collettori di idee, intuizioni, proposte e progetti anche estemporanei che dal cibo arrivano alla grafica, da questa alla musica, toccando vari ambiti del vivere quotidiano prima di tornare al cibo e al vino, in una visione complessiva che entra ed esce dalla cucina per permeare l'aria circostante.

Mazzo - Roma - via degli Equi, 62

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