10.000 presenze, 6500 paganti, 600 produttori coinvolti. Sono i numeri della 23esima edizione del Merano Wine Festival, nato nel 1992. Lāelemento chiave? La selezione dei vini, ci spiega il presidente & fondatore Helmut Kƶcher: āQuestāanno abbiamo assaggiato 5000 vini e selezionato 1200ā. Ci sono grandi produttori, microproduttori da tutto il mondo, annate vecchie, e un programma di degustazioni guidate da urlo. Sabato la fiera ĆØ andata letteralmente sold out, con gli organizzatori costretti a chiudere gli ingressi. Lāidentikit di chi viene? āIl pubblico ĆØ composto soprattutto da operatori (60%) e un appassionato fortemente motivato (40%)ā, continua Helmut. Arriva dalla Sicilia come dalla vicine Austria, Svizzera e Germania: sa che a Merano troverĆ una qualitĆ media molto elevata e alcuni vini davvero introvabili. Noi vi riportiamo 5 assaggi. Partiamo da un Montilla Moriles ai tempi della rivoluzione messicana.
Montilla Moriles Don P.X. GinĆ©s LiĆ©bana 1910 Toro AlbalĆ
Ć stato imbottigliato nellāagosto del 2006 dopo 96 anni di botte: arriva nel nostro bicchiere a cento-quattro-anni dalla vendemmia. Bottiglia n.878 su appena 1490 campioni prodotti. Colore intenso e scuro, con tonalitĆ rossastre. Spezie: liquirizia, pepe e tĆØ pu-erh, sembra di vederle quelle foglie nere invecchiate. Ancora cacao e prugne disidratate. Un tocco resinoso fa da filo conduttore a queste sensazioni. Palato viscoso, dolce ma con chiaroscuri amari, note ancora terrose, foglie e fichi secchi. E una nota piccante a ravvivare il sapore. Liquido senza tempo.
Chardonnay 1997 Kante
DallāAndalusia al Carso. In splendida forma questo Chardonnay di Edi Kante. Qui tra la roccia dura compaiono ogni tanto le doline, conche in cui terre fertili si sono accumulate nel tempo, e quindi servono energia e volontĆ per creare vigneti esposti al sole, beneficiati dall'influsso del mare e ventilati dalla bora. Nel bicchiere toni avvolgenti di bergamotto, pietra focaia e una bocca piena di sapore ma tagliente, con tratti salmastri e un finale cremoso e lunghissimo.
Tokaji Aszu 6 Puttonyos 2006 Istvan Szepsy
Nella verticale questo millesimo ci ha semplicemente impressionato per equilibrio e concentrazione, ha una ricchezza di frutto maturo e delicati toni di albicocca, spezie orientali e una incredibile ricchezza di zuccheri; il tutto ĆØ sorretto da una vena acida che lo rende piacevole e scorrevole alla beva, rilanciando e ravvivando il palato. Facile prevedere unāevoluzione di almeno trentāanni di questo bellissimo prodotto ungherese.
Appius 2010 San Michele Appiano
Ecco lāultimo nato in casa San Michele Appiano. Protagonista lo chardonnay, che acconta per il 70%, con aggiunte di sauvignon, pinot grigio e bianco: ĆØ un vino di eleganza e potenza. Armonico, profondo, minerale e fine, ĆØ maturato per 3 anni in acciaio sulle fecce fini e 12 mesi in legni piccoli. Ha un delicato tocco fumĆ© che non copre un frutto integro, una freschezza quasi vegetale che ne allunga a dismisura la beva, unāopulenza che non deborda mai. Davvero straordinario.
Sauvignon 2013 Zanut
Chiudiamo con un vino slovemo. Siamo a pochi chilometri dal confine italiano, a Brda, Borut Kocijancic ci propone il suo Sauvignon: un vino di carattere che declina in maniera interessante le note varietali, intenso ma sfaccettato, con tratti appena fumĆ© e una bocca tesa e sassosa. Ha la grinta della persona che lāha forgiato.
a cura di Lorenzo Ruggeri e Marco Sabellico