Tre Bicchieri Wrld Tour: Mosca
Mosca, 20 novembre. Tremila persone hanno gremito la Grand Ballroom del Four Season di Mosca per incontrare sessanta produttori italiani che presentavano i loro grandi vini. Una location d’eccezione, ideale per celebrare i Tre Bicchieri, grande festa annuale del vino italiano, la più importante manifestazione del settore nella capitale russa. Ci son voluti dodici anni di lavori di ristrutturazione prima che il celebre Moskva Hotel (col nome di Four Season) riaprisse i battenti: inaugurato nel 1935 a firma del celebre architetto Shchusev, era una delle opere celebrative dell’era sovietica (è quello immortalato nell’etichetta della celebre vodka Stolichnaya), e sorge sulla piazza Manezhnaya, proprio all’ingresso della Piazza Rossa, a pochi metri dal Cremlino.“È stato un grande evento” ha commentato il suo direttore Max Musto “che ci ha permesso di presentare la nostra nuova struttura al mondo del trade del vino, anche se l’afflusso ci ha messo a dura prova...”. Una presenza importante, quella dei produttori top italiani, in un momento delicato per il commercio del vino. Avevamo appena archiviato un 2013 record per l’export sul mercato russo, quando i disordini in Ucraina e le tensioni internazionali hanno creato una situazione delicata, in cui molti prodotti d’importazione rischiano di pagare le spese. Il vino italiano, comunque, è il preferito dai russi, ed oggi è il 33% di un mercato che vale un miliardo e 200 milioni di dollari, con un incremento del 14% sull’anno precedente. Ci seguono i francesi al 27% e gli spagnoli all’11%. “Il bilancio 2014 è ormai fatto” ci ha detto Maurizio Conz, consulente export “e si prevede una flessione contenuta. Ma c’è apprensione per il 2015, con il prezzo del petrolio ormai stabilmente basso e una svalutazione del rublo del 25% da giugno a oggi, che penalizza il potere d’acquisto dei consumatori russi. Bisogna trovare una soluzione politica alla crisi ucraina se non vogliamo penalizzare l’export europeo su questo mercato così importante”.
Le due master class del Gambero Rosso sui grandi vini italiani, intanto, hanno fatto registrare il tutto esaurito. “Amiamo l’Italia, la sua cucina e i suoi grandi vini” ci ha detto Vladimir Tsapelik, presidente dell’Independent Wine Club di Mosca, che ha oltre 3000 soci appassionati e competenti “e ormai il vino italiano è una presenza costante sulle nostre tavole. Conegliano Valdobbiadene, Chianti Classico, Barolo e Lambrusco sono nomi familiari per i nostri soci. Che amano fare vacanze in Italia e acquistare i vostri prodotti. Il mercato ha sempre avuto alti e bassi, siamo fiduciosi. Ma al vino italiano non rinunciamo. E vogliamo eventi come questo, occasioni ideali per approfondire la conoscenza dei terroir, degustare, incontrare i produttori”. “Questo è un mercato straordinario per il vino italiano di qualità, con grandi prospettive di crescita e tanta professionalità tra gli operatori commerciali e della ristorazione” ci conferma Emilio Rotolo, titolare delle friulane Schiopetto e Volpe Pasini “I problemi oggi ci sono, il rublo soffre, ma non dobbiamo stancarci di investire su questo mercato, è il futuro. La Russia è parte integrante dell’Europa. I problemi politici vanno risolti. Noi italiani siamo partner commerciali importanti, anzi fondamentali per i russi, e il loro problema di oggi si ripercuoterà su di noi domani se la diplomazia non saprà trovare soluzioni. Ma siamo ottimisti. La partita in gioco è troppo importante!”. “È il momento della concertazione delle politiche export” dice Primo Franco della Nino Franco di Valdobbiadene “e questo vale per il mondo del Prosecco Doc e Docg ma anche per il mondo del vino italiano in generale. Ci vogliono strategie comuni per affrontare un mercato internazionale sempre più complesso”.
Ma guardando a fondo i dati relativi alle esportazioni italiane in Russia qualcosa non torna. Ha approfondito la questione Gianguido Breddo, cui lasciamo la parola:
Che il vino italiano riscontri un gran successo in Russia è ormai un dato assodato, tant'è che nonostante la crisi ormai conclamata anche in Russia (con l’euro che cavalca a 62 il rublo) le non piacevoli sanzioni e contro sanzioni, i numeri lo segnalano inequivocabilmente. Ma quali numeri? Quelli di cui siamo in possesso sono stati elaborati dall’Ice di Mosca, da sempre in prima fila per sostenere l’export italiano, ed è ovvio che li valutiamo con estremo interesse.
Quello che ci salta subito all’occhio fra i dati relativi alle esportazioni in Russia dei nostri vini (fonte Istat) e l’omologo dato delle Dogane russe, vi è una discrepanza notevole, e non fisiologica come ci si potrebbe aspettare quando confrontiamo dati di fonti diverse, anche tenendo conto di eventuali triangolazioni.
In pratica i dati delle Dogane Russe conteggiano quasi il doppio (in valore) di vino importato dall’Italia, rispetto ai dati Istat in esportazione, con destinazione Russia. Nel 2013 questa differenza assommava a quasi 150 mil/€, che non sono proprio bruscolini. Forse varrà la pena di vederci un po’ meglio, anche per capire il fenomeno di molti vini che vengono “assemblati” soprattutto nei Paesi pribaltici, dove si lavorano, imbottigliano ed etichettano quelli che vengono poi classificati come “vini italiani” dalle scrupolose Dogane russe.
I dati? Eccoli:
Dati elaborati da ICE, su fonte Dogane russe
anno 2013: importati vini italiani per valore di 260 mil/€
6 mesi 2014: importati vini italiani per valore di 112 mil/€
Dati elaborati da ICE, su fonte ISTAT
anno 2013: esportati vini italiani per valore di 115 mil/€
6 mesi 2014: esportati vini italiani per valore di 53 mil/€
Vini d’Italia Tour: Varsavia
Partire da Roma il 27 novembre per arrivare a Varsavia proietta subito in un’altra dimensione. 20 gradi di differenza (in meno) non sono pochi specie se in Italia, almeno al Sud, le temperature non sembrano ancora volersi abbassare più di tanto rispetto alla calura estiva. Ma, per fortuna, a riscaldare corpo e anima ci pensano la Polonia, i suoi abitanti, la loro accoglienza e ospitalità. Anche l’Italia del vino però fa la sua parte. In un quartiere residenziale di Varsavia, all’interno di un moderno spazio eventi – il Nowy Fort Sokolnickiego – una trentina di grandi aziende italiane hanno presentato le loro etichette più prestigiose. Oltre alla consueta degustazione a banchi d’assaggio (con la presenza di importatori, buyer internazionali, enotecari, sommelier, ristoratori e winelovers) l’evento è iniziato con un seminario condotto con la collaborazione di Ewa Wielezynska, vice direttrice del Magazyn Wino, la più importante pubblicazione nazionale sulla cultura del vino. “Il vino italiano trova sempre di più la sua dimensione territoriale” ci dice Ewa “specie al Sud dove emergono le grandi zone del vino. Ovviamente dalle altre denominazioni d’Italia più conosciute arrivano grandi conferme”. Aggiunge Kate Maciejewska, giornalista e grande appassionata: “C’è tanta voglia di Italia e di vino italiano in Polonia e non si finisce mai di scoprire: oltre alle grandi denominazioni ogni anno scopriamo nuovi vini, di aziende finora sconosciute che producono etichette di altissimo livello. Molte cantine stanno applicando i metodi di coltura biologica e biodinamica, si ottengono quindi prodotti sempre più rispettosi dell’ambiente, ottenuti in maniere naturale e con tecniche artigiane”. Ma la soddisfazione arriva anche dai rappresentanti delle cantine italiane presenti all’evento. “È sempre un piacere venire a Varsavia e presentarsi col Gambero Rosso. Il pubblico è sempre molto interessato e non mancano i contatti giusti per iniziare a esportare in questa nazione”. A parlare è Sebastiano Bonomo, export manager di Giusti Wine, azienda veneta emergente, che già è stata scoperta dai consumatori più attenti. Ora non resta che pensare ai prossimi eventi, il tour Vini d’Italia riprende a Gennaio con tre tappe imperdibili. Copenaghen, Oslo e Stoccolma. Città già note al Gambero Rosso e a tante cantine italiane. Diverse le aziende che presenteranno i loro vini. E anche lì non ci faremo intimorire dal freddo…
a cura di Marco Sabellico e Giuseppe Carrus
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 4 dicembre.
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