Ecco perché l’immunologa Viola ce l’ha tanto con il vino

3 Mag 2023, 17:33 | a cura di
Adesso anche il marito della biologa punta il dito contro la Dieta Mediterranea: “Pratico il digiuno intermittente, salto la cena e bevo poco perché fa male”. Ma cosa dicono davvero gli studi scientifici? Facciamo chiarezza

Tra moglie e marito non mettere il vino. Potrebbe essere questo il segreto del felice matrimonio tra l’immunologa Antonella Viola e il marito chimico Marco Cattalini che, non sazio delle tante interviste rilasciate dalla moglie in questi mesi (“il vino fa male: chi beve ha il cervello più piccolo”), ha anche lui voluto dire la sua in un’intervista al Corriere del Veneto. E “la sua” è praticamente la rinnegazione della dieta mediterranea: “Pratico il digiuno intermittente dal 2016, saltando la cena ogni sera, l’ultimo pasto lo faccio alle 15” ha detto “bevo vino solo in casi eccezionali, perché l’Oms ha dimostrato con studi scientifici che fa male. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire”.

Che cosa dice l’Oms?

Ma quali sono gli studi scientifici di cui parla il neo-esperto di stili di vita sani e felici, citando l’Organizzazione Mondiale della Sanità? Si tratta di una tesi basata unicamente su un controverso studio Lancet risalente a cinque anni fa, il cosiddetto "Global Burden of Diseases" (www.thelancet.com/gbd). Uno studio che paradossalmente non tiene conto di altri dati della stessa Oms sull’aspettativa di vita, secondo cui in Europa, Svizzera, Spagna, Italia e Francia – tra i principali consumatori di vino – sono nella top 5 europea per longevità.

C’è anche da dire che il voto dell’Europarlamento del febbraio 2022 sul Cancer Plan proposto della Commissione Beca ha scagionato l’assunzione del vino tout court da tale demonizzazione, introducendo la tesi secondo cui sarebbe l’abuso e non il semplice consumo ad avere effetti negativi.

Come si coniuga questo con la continua crociata di Viola e famiglia contro il vino? Va bene che c’è un libro appena uscito (“La via dell’equilibrio” di Antonella Viola, edito da Feltrinelli) e che come ha detto lo stesso Cattalini nell’intervista al Corriere lui fa da cavia (“Faccio da cavia. Lei è una grande divulgatrice, parla di scienza in modo che tutti possano capire. Leggo le prime stesure, se le capisco io vuol dire che le capiranno tutti”), ma perché imporre il proprio stile di vita come unica via per la salvezza? Un retaggio dell’era Covid, quando virologi e immunologi furono i protagonisti assoluti del dibattito? O forse un’indicazione che dopo il Covid, sarà il rapporto tra vino e salute il nuovo trending topic dei mesi a venire?

La riposta dell’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute

Allargando gli orizzonti oltre la famiglia Viola-Cattalini, non si può negare che ormai da tempo sul vino soffi un nuovo vento di proibizionismo che, nei prossimi anni, lo costringerà (come è già successo) a giocare sulla difensiva: vedi la scelta irlandese di introdurre gli health warning in etichetta, il tentativo non riuscito della Commissione Ue di condannare il consumo tout court di vino all’interno del Cancer Plan, la risoluzione Oms che prevede la riduzione dei consumi di alcol del 10% pro-capite entro il 2025. In questo contesto la miglior risposta non può che essere più ricerca e più divulgazione scientifica.

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A tale fine, in Italia è nato lo scorso febbraio l’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute, un nuovo ente indipendente, presieduto da Luigi Tonino Marsella del dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata. Obiettivo dichiarato? Promuovere e facilitare la diffusione della conoscenza e dell'informazione di temi riguardanti la Dieta mediterranea e il consumo moderato e consapevole di vino, in rapporto a una corretta alimentazione, alla salute e al benessere della popolazione, salvaguardando e valorizzando la cultura del territorio.

“Nasce su una libera iniziativa di alcuni di noi scienziati impegnati nella ricerca scientifica” ha spiegato il presidente Marsella “A partire dal lavoro sullo studio Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review”.

Il consumo moderato di vino fa bene: lo studio della rivista Nutrients

Lo studio (www.mdpi.com/2072-6643/15/1/175), pubblicato sulla rivista internazionale Nutrients è di fatto il più recente lavoro scientifico che riassume lo stato dell’arte sul consumo moderato di vino. Frutto dell’impegno di un gruppo di ricercatori indipendenti di diverse istituzioni accademiche italiane, la pubblicazione evidenzia le differenze fra vino e altre bevande alcoliche e conferma che il vino, se consumato moderatamente, non solo non aumenta il rischio di malattie cronico-degenerative, ma è anche associato a possibili benefici per la salute, soprattutto se inserito in un modello di dieta mediterranea.

Per la valutazione del consumo moderato del vino e gli effetti sulla salute, il pool di ricercatori ha selezionato 24 studi scientifici, tramite ricerche su banche dati di letteratura scientifica (PubMed, Scopus e Google Scholar), pubblicati tra il 2010 e il 2022. In particolare, 8 studi riguardavano le malattie cardiovascolari, 3 il diabete di tipo 2, 4 le malattie neurodegenerative, 5 il cancro e 4 la longevità. Quello che ne emerge è che il vino è un'alchimia di proprietà uniche, con una composizione ricca e originale in termini di polifenoli e antiossidanti. Se, quindi, viene assunto in maniera moderata durante i pasti, può rappresentare il modo migliore per diminuire gli effetti tossici dell’etanolo e contemporaneamente aumentare le difese antiossidanti/disintossicanti grazie all’effetto sinergico di un’ampia gamma di componenti bioattivi in grado di modulare le difese dell’organismo e proteggere dalle malattie croniche/degenerative.

I benefici del vino all’interno della Dieta Mediterranea

In particolare, sul cancro, si pronuncia il professore Attilio Giacosa del Policlinico di Monza e tra il pool di ricercatori del nuovo Ente di ricerca: “Il bere mediterraneo non influenza in modo apprezzabile il rischio overall di cancro. Se, infatti, vi è assoluto consenso scientifico sul ruolo dell’alcol nell’indurre un aumento correlato alla dose del rischio di vari tumori (in particolare capo e collo, esofago, fegato, mammella, colon e retto), tuttavia, molti studi evidenziano come la Dieta Mediterranea, che include un consumo moderato e abituale di vino durante la vita adulta e preferibilmente durante i pasti, si associ a una riduzione del rischio oncologico”.

Inoltre, lo stesso Giacosa dichiara come rispetto agli astemi “chi beve 5-15 g di alcol al giorno manifesta una riduzione del 26% del rischio di malattie cardiovascolari e una riduzione del 51% del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, se il consumo di alcol è preferenzialmente dovuto a vino rosso”.

Rispondere alla scienza con la scienza, dunque, senza demonizzare a tutti i costi o puntare il dito contro. La “via dell’equilibrio” (per citare il libro di Viola) può stare anche in mezzo.

a cura di Loredana Sottile

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