Il 2023 del vino italiano è il più complicato degli ultimi 20 anni. Ecco perché

9 Ott 2023, 15:22 | a cura di
Nonostante il calo produttivo, i prezzi dello sfuso non decollano. Export ancora giù. Uiv avverte la filiera: “Serve prova di maturità. Non è il momento di speculare”.

Giù prezzi, vendemmia ed export: un tris da dimenticare per il vino italiano che, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, sta vivendo l’anno più complicato degli ultimi 20 anni e rischia un vero cortocircuito. Cattive notizie arrivano, in primis, dalla vendemmia in corso, le cui stime sul piano quantitativo si prospettano ancora più in ribasso rispetto a quanto già anticipato un mese fa (-12%). In particolare, al Nord - a partire da Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte - ma anche nel Mezzogiorno (Abruzzo e Sicilia), i volumi delle uve raccolte sono inferiori a quanto preventivato a causa di grandine e caldo persistente, che ha asciugato le uve.

Prezzi dello sfuso fermi

Nonostante la scarsità del prodotto disponibile per la nuova annata, rileva Uiv, il mercato del vino sfuso è fermo, con il numero di contrattazioni a -40% rispetto alla media tradizionale del periodo e prezzi che – non solo sui vini comuni, ma anche su quelli Dop-Igp, specie del Centro-Sud Italia – stanno registrando forti pressioni verso l’alto. Particolarmente fragile la posizione della parte industriale, che teme effetti speculativi a catena che potrebbero coinvolgere anche regioni e vini non particolarmente toccati da scarsità di prodotto. “A causa dell’incertezza dettata dalla complicata situazione vendemmiale” rileva il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti “in questo frangente di mercato abbiamo da un lato quotazioni di sfuso che tentano, con poco successo, un comprensibile rimbalzo dettato dalla scarsità di prodotto; dall’altro c’è un mercato della domanda, a partire dalla Gdo, che non è disposto ad assorbirne la dinamica e che, anzi, chiede in molti casi la riduzione dei prezzi”. Un vero paradosso.

Export ancora giù nei 7 mesi

Segnali negativi anche dal commercio internazionale. Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, che ha elaborato gli ultimi dati export di vino italiano verso l’area extra-Ue relativi ai primi 7 mesi dell’anno, il trend ha ormai raggiunto decrementi tendenziali ormai quasi in doppia cifra nei volumi (-9%) e in recessione anche nei valori (-6%). Pesante la situazione nel primo mercato al mondo - gli Stati Uniti - che negli ultimi 4 mesi è passato da -4% (volume) a -12%, con gli spumanti tricolori a -16% e i fermi imbottigliati a -10%. Un quadro difficile, evidenzia l’Osservatorio, che però nell’ultimo quadrimestre potrebbe migliorare in Nord America, dove sono segnalati ordini in rialzo in Canada e, per la fascia medio alta, negli Stati Uniti.

Uiv alla filiera: “Evitare le speculazioni”

“Il vino” conclude Castelletti “è un bene voluttuario e come tale risente particolarmente della congiuntura. C’è la consapevolezza che dopo un biennio eccezionale questo sarà un anno di sacrifici per tutti, con riduzioni che si sperano essere solo congiunturali. L’invito è che tutti gli attori della filiera siano attenti e consapevoli della situazione, con la coscienza che ognuno dovrà privarsi di qualcosa per traguardare il periodo, evitando fenomeni speculativi”. La prova di maturità è appena iniziata.

 

 

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