È tra i vini leader nella Grande distribuzione, icona pop del Made in Italy all’estero, storico simbolo di un intero territorio. Il Lambrusco prepara la strategia del futuro, mette assieme le forze in uno degli anni più difficili per la storia del vino, e decide di muovere i primi passi verso la nascita di un super-consorzio. I consigli di amministrazione del Consorzio di tutela del Lambrusco di Modena, del Consorzio per la tutela e la promozione dei vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e del Consorzio di tutela vini del Reno Doc hanno dato parere favorevole alla fusione per incorporazione, a partire dal 2021, con l’obiettivo di far nascere un unico grande soggetto consortile: il Consorzio di tutela del Lambrusco. Data storica, quindi, quella del 25 giugno scorso che avvia, finalmente, un percorso lungo e impegnativo per una denominazione tra le più importanti del panorama vitivinicolo nazionale, con un giro d’affari da 600 milioni di euro se si considerano le produzioni delle province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Mantova.
Cosa prevede l’accordo
Il nuovo Consorzio tutela Lambrusco rappresenterà circa 1,3 milioni di quintali di uva, in maggioranza di Lambrusco anche con altri vitigni. L’accordo di fusione per incorporazione, siglato a Modena, prevede per ora l’unificazione dei consorzi delle varie Dop, che manterranno l’assoluta indipendenza decisionale delle singole denominazioni. A rimanere fuori dai giochi, per ora, è il grande mondo dell’Igt Emilia, ma la collaborazione con il Consorzio tutela Emilia “sarà stretta” perché l’obiettivo nel medio termine è rimettere in piedi un’equilibrata piramide qualitativa tra produzioni Doc e vini Igt, che oggi viaggiano come mercati paralleli.
Per dare qualche numero, basti pensare che nel solo 2019 gli imbottigliamenti di vino Lambrusco Doc sono saliti dello 0,1% a 42,1 milioni di pezzi da 0,75, mentre quelli di Lambrusco Emilia Igt sono stati ben 126,5 milioni, con una crescita superiore al 20% tra 2019 e 2018. Complessivamente, Doc e Igt totalizzano 168,7 milioni di bottiglie nel 2019, con una crescita del 16,3% (fonte Consorzio di tutela su dati Valoritalia). La gestione unica servirà anche a far sì che i produttori, come spiega Giacomo Savorini, direttore unico dei tre consorzi che tutelano queste denominazioni, possano scegliere di valorizzare una Doc che rappresenterebbe l’apice della piramide e di produrla in prima istanza rispetto all’Igt, che a sua volta “dovrà essere una vera Igt di ricaduta, secondo un rapporto percentuale Doc-Igt del 70-30. Speriamo di raggiungere questo rapporto nel giro di un quadriennio, per evitare una penalizzazione sul prezzo di mercato”.
Consorzio Lambrusco. A settembre assemblee decisive
Gli occhi sono puntati a settembre. Sarà l’assemblea plenaria di tutti i soci, convocata a fine estate, a sancire ufficialmente la nascita dell’unico ente. In questi due mesi di tempo, i consociati potranno interrogare i relativi consorzi di rappresentanza in merito al progetto. Ma l’operazione non va vista come tentativo di risparmiare sui costi, come tiene a precisare Claudio Biondi, presidente del Consorzio di tutela del Lambrusco di Modena: “La fusione avviene tra soggetti che già da alcuni anni hanno messo a fattor comune, condividendoli, tutti i rispettivi servizi amministrativi, quelli tecnici e direzionali. Ora” aggiunge “si tratta di fare un ulteriore passo in avanti: condividere strategie di comunicazione e progetti di promozione internazionale”.
Lambrusco. Guardare al futuro, oltre i campanili
Il progetto, la cui idea e le cui discussioni risalgono a molti anni fa, ha preso corpo perché finalmente sono stati messi da parte orgoglio e diffidenze: “Vogliamo andare oltre i singoli campanilismi territoriali che hanno segnato la storia del passato” commenta Davide Frascari, presidente del Consorzio per la tutela dei Vini Doc Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa “e ora devono essere messi da parte per lasciar spazio a un’unione d’intenti che consentirà a tutte le denominazioni del Lambrusco di trarne grande beneficio”. Per il presidente del Consorzio vini del Reno Doc, Ivan Bortot, attraverso il nuovo Consorzio “i tanti territori del Lambrusco e i vari anelli della filiera condivideranno molte attività promozionali, che consentiranno di valorizzare le Doc in Italia e nel mondo. È un’operazione che guarda al futuro, a quando parleremo tutti l’unica lingua del Lambrusco”.
Lambrusco. La situazione di mercato
Il Lambrusco resta la tipologia di vino più venduta nella Grande distribuzione italiana. I dati Iri del 2019 (relativi a ipermercati, supermercati e libero servizio piccolo) dicono che ammontano a 20,5 milioni i litri venduti, con una spesa al consumo di 65 milioni di euro e un prezzo medio per litro di 3,1 euro. Come spiega Savorini, le bollicine più famose dell’Emilia-Romagna hanno retto bene l’impatto della pandemia da Covid-19 nei primi mesi del 2020, dimostrandosi un prodotto che è riuscito a fidelizzare il consumatore. “Chi conosce il nostro vino lo ha acquistato e il prezzo ha svolto un ruolo facilitatore. Le vendite durante il lockdown” afferma Savorini “sono andate discretamente anche se nella fascia di prezzo più bassa, dal momento che è crollata quella media tra i 4 e gli 8 euro”. Con un commercio online ancora limitato, considerato che rappresenta una forbice tra il 3% e il 5% dei ricavi aziendali, alla fine del primo semestre dell’anno a essere preoccupate sono soprattutto le imprese più piccole che, a differenza dei grandi brand sia cooperativi sia industriali, hanno principalmente l’Horeca come canale di sbocco. “Al problema del blocco delle vendite si sono aggiunti i mancati incassi delle fatture del vino venduto al comparto Horeca” ricorda il direttore, che evidenzia il preoccupante giro di insoluti generato dalle conseguenze della pandemia da Covid-19 e la contemporanea difficoltà a recuperare i crediti dal canale della ristorazione.
Resta l’incognita degli stock in aumento in vista della vendemmia 2020, ma la distillazione di crisi “non rappresenta una valida alternativa” dice Savorini “dal momento che i prezzi previsti nel decreto nazionale sono al di sotto dei 45-50 euro a ettolitro per le Doc e di 35 euro per le Igt”. Infatti, il Consorzio ha inviato alla Regione Emilia Romagna la richiesta di aumento del contributo per questa misura d’emergenza, dal momento che non è considerata appetibile l’altra misura della riduzione volontaria delle rese, per cui il Governo italiano ha messo sul piatto la cifra di 100 milioni di euro.
L’export
Sui mercati esteri finisce circa il 50% del prodotto imbottigliato. Il fermo delle attività della ristorazione, soprattutto negli Stati Uniti, sta avendo ripercussioni sulle imprese, considerando che in stati determinanti come New York e California si registrano le maggiori criticità a livello sanitario. “Non dimentichiamoci che a marzo le Dop italiane hanno dovuto spiegare ai mercati di essere Covid-free. È stato un momento molto difficile, coi vini bloccati alle frontiere. Ora che si sta cercando di ripartire” osserva Savorini “stiamo pagando il prezzo di una scarsa comunicazione che l’Italia ha fatto per tutelare i suoi prodotti. Per fortuna, il Lambrusco è tra le grandi Dop, come Prosecco, Chianti, e Brunello che hanno un’identità e riconoscibilità forti, e siamo riusciti in qualche modo a limitare i danni”.
Le sfide: colmare il gap tra grandi e piccoli
Una delle scommesse correlate al progetto è l’eliminazione della distanza di interessi tra grandi e piccoli produttori. “In una filiera variegata come quella del Lambrusco” rileva Savorini “va colmato il gap, perché grandi e piccoli dovranno essere complementari. Non dimentichiamo che il Lambrusco non trova competitor nella sua tipologia. È un vino unico e sono così varie le sfumature e i suoi colori che la sfida dei produttori sarà trovare il giusto Lambrusco, il giusto colore, per ogni tipo di consumatore. E questo lo possiamo fare solo se uniti”. Sul fronte promozionale, si punta a mettere in piedi un programma di marketing di lungo respiro che porti la denominazione tra Americhe ed Europa per la valorizzazione dell’immagine globale: “Vorremmo anche lavorare” aggiunge “sul target italiano più giovane, femminile, affinché trovi nel Lambrusco un vino di moda. I presupposti ci sono”.
Consorzio Lambrusco. Ipotesi allargamento
Il Consorzio di tutela del Lambrusco Doc, assieme all’Igt Emilia, rappresenterebbe “il secondo grande distretto del vino italiano dopo il Prosecco”. Per ora sono Modena e Reggio Emilia, da dove arriva oltre il 90% delle quote, le protagoniste di questo passaggio che potrebbe preludere anche a un futuro allargamento degli orizzonti territoriali. Per ora, gli altri distretti limitrofi, come quelli delle province di Parma e di Mantova, stanno a guardare. “Vedremo se i tempi saranno maturi”, è il commento di Savorini.
Intanto, l’idea del super-consorzio non ha trovato ostacoli in Cda, dove è passata col 95% dei voti. Il dado è tratto, quindi, e bisognerà attendere se la base certificherà questa volontà di fare sinergia. Un mese fa il Consorzio aveva annunciato lo spostamento delle iniziative che celebrano i 50 delle tre Dop (Sorbara, Grasparossa e Salamino). Nel 2021, con in mano un progetto che guarda con convinzione al futuro, è probabile che quei festeggiamenti avranno un altro sapore.
Lambruschi Dop e Igp in Emilia-Romagna
- Lambrusco di Sorbara Dop
- Lambrusco Salamino di Santa Croce Dop
- Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop
- Colli di Scandiano e di Canossa
- Lambrusco Grasparossa Dop Colli di Scandiano e di Canossa
- Lambrusco Montericco Dop Colli di Scandiano e di Canossa
- Lambrusco Dop Reggiano Lambrusco Dop
- Reggiano Lambrusco Salamino Dop
- Modena Lambrusco Dop
- Emilia Lambrusco Igp
- Colli di Parma Lambrusco Dop*
*non tutelato dai tre consorzi
a cura di Gianluca Atzeni
Articolo uscito sul numero di Tre Bicchieri del 2 luglio
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