Oltre Vinitaly. ViniVeri 2023: gli 8 migliori assaggi da Cerea

4 Apr 2023, 11:45 | a cura di
Cronaca da ViniVeri a Cerea: la grande manifestazione dedicata ai cosiddetti vini naturali e artigianali. I nostri migliori assaggi della XVIII edizione

Il consorzio ViniVeri mette in archivio la sua diciottesima edizione, tenutasi come di consueto nel comodo sito post-industriale perfettamente recuperato dell’Area Expo di Cerea, diventato destinazione sempre più ambita a corollario di Vinitaly, che ha aperto i battenti domenica 2 aprile con la consueta passerella istituzionale. Se per l’uomo questa misura rappresenta un traguardo importante, altrettanto lo è per un’associazione che – come indicato dal manifesto La forma e la sostanza, le luci e le ombre firmato dal presidente del Consorzio ViniVeri Paolo Vodopivec, e dal giornalista Sandro Sangiorgi - trasuda orgoglio e appartenenza sin dal messaggio di benvenuto del presidente Paolo Vodopivec “quasi vent’anni che con passione e tenacia portiamo avanti la nostra filosofia produttiva e, lasciatemelo dire, di vita”.

ViniVeri 2023 Manifest

Ma qual è la filosofia produttiva che unisce 126 vignaioli con vite, storie e geografie all’apparenza enormemente diverse? È facilmente spiegata dalle loro stesse parole “Quanto stabilito non tratta metodi bio o non-bio, ma indica semplicemente le azioni che permettono a una produzione di esprimersi pienamente e raggiungere l’obbiettivo di ottenere un vino in assenza di accelerazioni e stabilizzazioni, recuperando il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo ed i cicli della natura”. 
Ad attrarre i visitatori, per lo più un pubblico di appassionati laici pronti a lasciarsi sorprendere dalle traiettorie a zero tasso di banalità dei vini proposti, c’è il consolidato mix fatto di buona organizzazione, ampi spazi disegnati nei due ariosi padiglioni in grado di non far evaporare la sensazione conviviale dell’appuntamento, e l’assenza di ogni frenesia grazie alla disponibilità degli operatori. I banchi di assaggio possono contare sulla presenza costante di alcuni dei più grandi interpreti dell’enologia italiana, su significativi pionieri del movimento che raggruppa i temi del “natural/biologico/biodinamico”, molti bravi artigiani della vigna che con la loro opera hanno rivoluzionato gli ultimi anni dell’offerta enologica, cadenzate novità dove cercare i primi raggi di qualche futura stella e, infine, eccellenti vigneron sparsi tra Spagna, Francia e Mitteleuropa. Tra le tante proposte abbiamo estrapolato otto etichette che non vogliono esser le migliori in assoluto, bensì un sunto tra espressività territoriale e capacità di generare un’emozione sempre nuova e diversa.

ViniVeri 2023. Le 8 etichette preferite

fidele ViniVeri

Champagne Extra Brut Fidèle - Vouette & Sorbée

Il nome di Bertrand Gautherot, pur debuttante a Cerea, è già ben noto alla platea dei cultori delle bolle: i suoi vini da qualche anno incarnano il meglio della produzione “indie” dei RM (che sta per Récoltant Manipulant ossia i produttori che producono solo mediante uve dei propri vigneti, in questo caso condotti in bio) della Côte des Bar e le 30.000 bottiglie di produzione complessiva spariscono in un battibaleno. Due i vini nella glacette: il più titolato Blanc d’Argile raccolto 2019 (da uve chardonnay 100%) si fa soffiare la scena dal Fidèle sempre millesimo 2019, un blanc de noirs da pinot nero in purezza che offre rigore salino e giocosa presenza palatale, richiami fruttati senza sacrificare la stratificazione di un ventaglio olfattivo che sa andare in ampiezza ma anche in profondità, al pari di un finale accattivante.

Entre Deux Bleus 2016 - Domaine Les Miroirs

Un altro debutto di lusso per ViniVeri è quello dell’azienda di Kenjiro Kagami e dei suoi introvabili vini del Jura (Grusse di Val-Sonnette, per la precisione) che i collezionisti di tutto il mondo si contendono a colpi di assegni a tre - ma spesso anche quattro - cifre per ogni singola bottiglia. A noi è capitata la fortuna di assaggiare questa etichetta a base di uve savagnin in purezza gestite “ouillé”, vale a dire con maturazione in botti colme per impedire la formazione della flor e preservare il carattere originario della varietà. Nonostante i 6 anni abbondanti dalla vendemmia il vino disegna fuochi d’artificio fatti brillare da un’acidità inaudita ma non cruda o vuota di sapore. Anzi, sul palato si imprimono interminabili intrecci di fiocchi di sale Maldon, polpa d’agrumi, sensazioni piriche e affascinanti nuance affumicate gestite con un’eco ossidativa di perfetta quanto giudiziosa presenza e una dinamica gustativa impressionante.

Antichi Vigneti Manca

Li Sureddi Bianco 2021 - Antichi Vigneti Manca

Il bevitore avveduto non vive di sola acidità. Anzi, è incline a lasciarsi sedurre da sensazioni solari, sorsi polposi e avvolgenti, sensazioni che uniscono immediatezza fruttata, sapido rumore di sottofondo e velature gessose pronte a svelarsi nei lunghi riverberi del finale. In Romangia, quadrante nord ovest della Sardegna incastrato tra Porto Torres e Castelsardo, i terreni ricchi di marne, calcare, arenaria e fossili della famiglia Manca ospitano le radici quasi cinquantenni di vermentino e girò bianco, raro autoctono dalla timbrica leggermente aromatica che pesa per circa il 10% nel blend finale. Se ne ricava un bianco dorato affinato in botti di cemento che fa della pienezza del sorso e di una consistente tessitura palatale i propri punti di forza, alleati di una lunghezza aromatica rimarchevole. Un vino dal piglio confortevole, consolatorio, mediterraneo in ogni singola goccia. E il loro Li Sureddi Rosso, a base di un antico clone di cannonau, non è da meno.

Francesco Marra viniveri

Negroamaro Rosato 2021 - Francesco Marra

La Masseria Pisari è posta nel comune di Ugento, a pochi chilometri dalla linea blu pinta dal Mar Ionio. Terra di uve negramaro, e anche di primitivo. Da entrambe le varietà il vigneron Francesco Marra ricava due rosati dal carattere affine eppur complementare che hanno origine da prassi enologiche identiche: vendemmia in cassette, torchiatura manuale soffice del grappolo intero, fermentazione spontanea e affinamento sulle fecce fini nelle capase, i caratteristici otri locali di terracotta dalla capienza di 250 litri. A colpire è il carattere estroverso e fruttato del Negramaro ripetuto in una bocca polposa, coinvolgente nella beva, segnata da un’indole gastronomica resa ancor più efficace da un aggraziato soffio astringente che si materializza nel finale. Un vino che sa dar tattile soddisfazione bevuto ben fresco ma che sa esprimersi in modo ancor più compiuto sulla tavola, con qualche grado di temperatura in più, senza che la scorrevolezza abbia a soffrirne.

Aliotti viniveri

Pinot Nero 2021 - Aliotti

Caprese Michelangelo è un piccolo comune dell’aretino noto per aver dato i natali al celeberrimo Buonarroti. E magari un giorno sarà conosciuto anche i vini della famiglia Aliotti. Per adesso, ai giovani vignaioli impegnati in questo progetto dal 2016, va dato un premio per il notevole coraggio con cui hanno conteso al bosco dell’Appennino Tosco-Emiliano porzioni di terreno su cui impiantare le vigne di pinot nero. Vinificato e affinato in vasche di cemento, l’omonimo rosso 2021 ha una timbrica olfattiva che ai tipici fruttini rossi varietali aggiunge un tocco di grafite e ombreggiature di erbe aromatiche più mediterranee che borgognone; la bocca si muove con coerenza e ritmi rilassati; la gioventù delle vigne si evidenzia nella sottile vena amarostica finale che richiama la visciola fresca e il sottobosco. Un vino adolescenziale e puro d’intenti. Se manterrà le promesse ne sentiremo parlare diffusamente in futuro.

Hauksson Weine viniveri

Horn 2020 - Hauksson Weine

Hoss Hauksson tradisce nel cognome la sua origine islandese: trapiantato in Svizzera per lavoro, finisce per innamorarsi del vino, della biodinamica e della natura integra dell’Argovia, un lembo elvetico quasi al confine con la Germania. Tutti i suoi vini sono fermentati sulle bucce, anche le varietà a bacca bianca. Oltre alle due affascinanti versioni di Pinot Nero 2020 (Sólskin, immediata e fruttata; Alpberg raffinata e complessa) e Im Lee 2020, un ramato Pinot Grigio dall’impronta fruttata e materica, colpisce per Horn 2020, un Kerner in grado di rovesciare tutto quello che sappiamo sulla varietà: anch’esso vinificato in rosso, offre un esplosivo naso di aghi di pino, spezie e balsami, accenni di polpa di mango fusi con freschissime note di cedro; in bocca è consistente, salino e lunghissimo, dalla dinamica incessante.

Giuseppe Rinaldi Viniveri

Barolo Brunate 2019 - Giuseppe Rinaldi

Già li sentiamo i vostri “vabbè”, o “acqua calda”. Certo, non li scopriamo certo oggi. Né Marta e Carlotta hanno bisogno di queste poche righe per rinfocolare una fama che non è mai venuta meno neanche quando il loro padre Beppe “Citrico” è venuto a mancare nel 2018. Se ne parliamo è perché questa versione di Brunate, figlia di un’annata felice di stampo classico gestita in totale autonomia dalle sorelle, resterà a lungo nella memoria di chi avrà la fortuna di assaggiare una delle contese bottiglie, tutte già vendute ancor prima che la riconoscibilissima etichetta fosse apposta sul vetro. Non servono poi troppe parole per descriverlo: a un naso intimo, dettagliatissimo e stratificato nel suo afflato nebbiolesco, segue una bocca monumentale per trama alcolica, tessitura tannica, energia e profondità di sfumature. Così da oggi e per qualche decennio a seguire.

G. Battista Columbu viniveri

Malvasia di Bosa Riserva 2016 - G. Battista Columbu

Servirebbero interi trattati e testi specializzati per trattare con il dovuto rispetto questi totem della viticoltura dell’areale mediterraneo. La Malvasia di Bosa Riserva 2016 di Columbu è una pietra miliare della vinificazione ossidativa di cui la Sardegna è maestra: al naso arriva un’inebriante girandola di mallo di noce, pasta di mandorle, nocciola tostata che con l’ossigeno vira con sterzate da ottovolante per mettere in subbuglio il naso prima con richiami di brandy per poi girare su tonalità salmastre di acqua di ostriche; la bocca un velluto salato che sa di capperi, di macchia mediterranea, e anche di brezza marina. O almeno ci è sembrato.

a cura di Pierpaolo Rastelli

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram