Spostamento delle richieste e della produzione dai vini rossi ai bianchi; affermazione degli Stati Uniti come primo mercato di consumo; export di vino italiano quasi triplicato trainato dalle bollicine. Sono questi i principali cambiamenti nel panorama vitivinicolo mondiale negli ultimi 20 anni, registrati dall’Osservatorio Wine Monitor. Lo studio è stato presentato a Roma nella nuova sede della Stampa Estera (Palazzo Grazioli) per dare il via all’anno dei festeggiamenti per i 20 anni dell’Istituto Grandi Marchi, il gruppo che mette assieme 18 tra i principali brand del vino italiano.
Il sorpasso degli Stati Uniti
In primis, in questo arco temporale, sono cambiati i Paesi consumatori. Se nel 2004 era la Francia a guidare la classica (33,2 milioni di ettolitri consumati), con l’Italia in seconda posizione (28,3 milioni), seguita dagli Stati Uniti (24,8 milioni), oggi sono questi ultimi ad essersi assicurati il podio, arrivando a 34,3 milioni di ettolitri consumati. Di conseguenza sono diventati anche il primo Paese per importazioni, raddoppiando i valori (da 2,7 miliardi di euro a 6,2) e superando il Regno Unito (oggi a 4,6 miliardi).
Nella classifica degli esportatori, invece, resistono Francia (per un valore oggi di quasi 12 miliardi di euro) e Italia (7,7 miliardi), mentre l’Australia (terzo posto nel 2004) si è fatta superare da Spagna e Cile. «Ma il motivo è da ricercarsi nell’interruzione dei rapporti commerciali con la Cina - spiega il responsabile dell’Osservatorio Denis Pantini - che hanno fatto andare giù i valori dell’ultimo biennio». La pace appena annunciata tra Pechino e Melbourne potrebbe ricambiare lo scenario.
Produzione e consumi verso i vini bianchi
Nel frattempo, in Italia (ma vale anche per il resto del mondo) è decisamente cambiata la produzione per tipologia e colore. Se nel 2004 erano i rossi a rappresentare oltre la metà della produzione (dei 53,1 milioni di ettolitri totali del 2004, i rossi rappresentavano 28,7 milioni di ettolitri Vs i bianchi a 24,4 milioni di ettolitri) oggi quel rapporto appare capovolto: su una produzione di 38,3 milioni di ettolitri, i rossi registrano appena 14,5 milioni e i bianchi 23,7 milioni.
Ma la produzione non è che uno specchio del cambiamento dei consumi che vede in testa i vini bianchi fermi (40% delle quote), seguiti da rossi fermi (38%), bollicine in grande spolvero (14%) e rosati (8%). «E sono proprio le bollicine ad aver trainato le esportazioni italiane in questi 20 anni, insieme al riposizionamento di prezzo dei vini fermi a denominazione» conclude Pantini.
Un docu-film per i 20 anni di Grandi Marchi
«All’inizio degli anni 2000, in uno scenario in cui in pochi avrebbero scommesso su un format di gruppo composto da attori abituati a calcare le scene da protagonisti individuali, l'Istituto Grandi Marchi ha intrapreso sin da subito la strada giusta», racconta il presidente Piero Mastroberardino «Oggi la crisi non ci spaventa perché di crisi e cambiamenti ne abbiamo superati già parecchi».
Intanto, per celebrare il traguardo dei 20 anni Grandi Marchi annuncia un fitto programma di eventi e iniziative. In primis il nuovo luogo che, con il payoff wine family heritage insiste sulla componente familiare del gruppo. Poi il lancio di un docu-film che racconta la storia delle 18 famiglie di Grandi Marchi, senza dimenticare le nuove generazioni che, per dirla con Mastroberardino «rappresentano un diverso punto di vista sul vino»: una decina di giovanissimi pronti a farsi largo con un approccio e un linguaggio nuovo a prova di GenZ. Il documentario sarà proiettato a settembre per poi finire anche sulle principali piattaforme. Infine, il 18 giugno, Igm sarà protagonista di un grande evento charity all’Hangar Bicocca in collaborazione con Progetto Itaca, che si occupa di supporto e riabilitazione di persone affette da disturbi della salute mentale.