Il successo dei vini di Bordeaux si deve (incredibilmente) agli immigrati irlandesi

25 Mar 2024, 18:50 | a cura di
Che i primi e migliori estimatori del vino rosso francese fossero gli inglesi è storia nota. Spesso, però, è stato sottovalutato il ruolo dei commercianti irlandesi

«I vini giovani più costosi di Bordeaux furono acquistati per la maggior parte da mercanti irlandesi durante il XVIII secolo. Questi mercanti assemblavano poi il vino di Bordeaux con i vini della Valle del Rodano e della Spagna orientale in vista della vendita in Gran Bretagna e in Irlanda. I mercanti irlandesi erano consapevoli delle frequenti carenze anche dei vini migliori e, nel miscelarli, rispondevano alle richieste dei consumatori britannici e irlandesi d'élite. I successivi cambiamenti nella vinificazione, dalla vigna alla cantina, e la richiesta di vini puri da parte dei clienti, avrebbero posto fine alla pratica del taglio». Il seguente brano è estratto da un articolo scritto dal professor Charles Ludington, storico del vino, professore universitario di storia e redattore della Bloomsbury Cultural History of Wine, un'enciclopedia in sei volumi sulla storia del vino che vedrà la luce il prossimo anno. Il suo ambito di specializzazione lo ha portato ad analizzare come i vini si siano sviluppati nelle loro forme moderne e di come ciò sia stato influenzato dal suolo, dal clima, dalla geografia, dalla tradizione, dalle conoscenze tecniche, dalla tassazione, dalla politica estera, dalla moda e persino dal genere.

Gli irlandesi e la produzione di Bordeaux

Gli studi del professor Ludington sono partiti dalla lettura degli scritti di due importanti storici francesi come Paul Butel e Jean-Pierre Poussou che nel loro libro La vie quotidienne à Bordeaux au XVIIIème siècle scrivono: «I commercianti inglesi e irlandesi arrivarono in gran numero tra il 1720 e il 1750 fondando molte famose case commerciali in cui il loro ruolo nel commercio e soprattutto nella produzione di vino era essenziale: la storia dei Grand Cru di Bordeaux è legata alla loro presenza».

Nello specifico il ruolo dei mercanti irlandesi fu strategico proprio dal punto di vista commerciale in quanto, dopo aver acquistato i migliori vini locali non solo trovavano i giusti sbocchi di vendita, ma avevano un ruolo importante anche per quanto riguardava la fase di invecchiamento: perché «era nei magazzini dei commercianti e non nello Chateau stesso che avveniva l'invecchiamento». In tutto ciò, va detto che gli irlandesi in quel periodo non erano gli unici commercianti presenti, ma anzi, in termini di volumi venivano superati da tedeschi, olandesi e danesi. Quello che gli si deve riconoscere, però, è il fatto di aver creato per primi sbocchi di mercato per i vini più costosi, aver perfezionato le tecniche di invecchiamento nelle loro cantine lungo il Quai des Chartrons e aver fornito i capitali necessari ai produttori per creare vini degni del loro prezzo elevato.

Rissa tra viticoltori di Bordeaux davanti alla Camera di Commercio della cittadina francese. Foto di copertina Foto di copertina: © RMN/Jean-Gilles Berizzi

Il successo dei blend internazionali

Altro fondamentale elemento di successo da attribuire ai commercianti irlandesi è stata la pratica del blend tra le migliori produzioni enoiche di Bordeaux con vini provenienti soprattutto dal Rodano settentrionale e dalla Spagna orientale. Un assemblaggio, ben noto a tutti gli attori della filiera e che andava incontro ai gusti degli inglesi i. quali in quel momento erano tra i principali acquirenti del vino francese e che, proprio per questo, contribuirono al successo di quelli che ancora oggi sono importanti e storici Chateaux. Una pratica, quella del taglio, molto antica e diffusa, tanto che nel 1698 a Londra venne pubblicata una guida per viticoltori dal titolo In Vino Veritas: ci si potevano trovare molti modi ingegnosi per fare vini "francesi" e "spagnoli" con una vasta gamma di ingredienti, o per "correggere" vini andati a male. Una pratica testimoniata anche dal padre del giornalismo inglese Joseph Addison che in un'edizione del 1709 di The Tatler scrisse: «C'è in questa città una certa confraternita di operatori chimici che lavorano sottoterra in buchi, caverne e ritiri oscuri, per nascondere i loro misteri agli occhi e all'osservazione degli uomini. Questi filosofi sotterranei sono quotidianamente impegnati nella trasmigrazione dei liquori e, con il potere di droghe e incantesimi magici, sollevano sotto le strade di Londra i prodotti più pregiati delle colline e delle valli della Francia. Possono spremere il Bordeaux da una prugnola e ricavare lo Champagne da una mela».

Londra elitaria, Irlanda pigliatutto

La destinazione dei vini francesi non era uguale per tutti. LondrÈa si appassionò alle produzioni di Haut Brion, Margaux, Lafite e Latour, che in Gran Bretagna erano conosciuti con i nomi delle loro aziende già nel primo decennio del XVIII secolo, e da sola ne consumava tutta la produzione. L'Irlanda invece, grazie alle sue tariffe d'importazione più basse, importava più vino di Bordeaux di tutta la Gran Bretagna messa insieme.

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