Il vino ferito dal sisma. I produttori: “Ripartire subito”

14 Nov 2016, 15:15 | a cura di

Strutture lesionate e macchinari fuori uso ma produzioni in salvo. Ecco il racconto di chi sta vivendo momenti difficili ma è deciso ad andare avanti. Le organizzazioni agricole chiedono al governo meno burocrazia. Le prime proposte di aiuto.

Crepe sui muri, serbatoi danneggiati, vino che finisce disperso sui pavimenti, locali parzialmente inagibili e piani di crescita rimandati. Ferite che pesano sul comparto vitivinicolo e sui produttori delle cantine del Centro Italia. Niente di paragonabile ad altre voci dell'agricoltura, come la zootecnia nei monti attorno a Norcia, Cascia, Pieve Torina, ma certamente una pesante tegola, che coinvolge sia l'aspetto strettamente produttivo sia quello enoturistico legato alla vendita diretta, tra le voci sensibili nei bilanci di queste imprese.

A circa due settimane dalle più forti scosse (26 e 30 ottobre), Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo cercano di rimettere in piedi quanto è possibile, per andare avanti, con la costanza di sempre e con la forza di chi non ha la minima intenzione di abbandonare il proprio lavoro. Il decreto del Cdm sul piano di rilancio del settore agricolo e agroalimentare delle zone colpite prevede 340 milioni di euro, confermando lo stanziamento agli allevatori per 11 milioni di euro. I sindacati agricoli chiedono che la burocrazia non intralci la ricostruzione e sono mobilitati da giorni per salvare le produzioni d'eccellenza di questi territori. Il vitivinicolo ha salvato complessivamente le produzioni, a vendemmia appena conclusa, ma questo terremoto condizionerà il futuro di molte imprese.

 

Se escludiamo il vino, solo per i prodotti a denominazione di origine la produzione stimata è di circa 17 mila tonnellate, per un valore di 122 milioni di euro, con oltre 13 milioni di export. I prodotti a denominazione d’origine esportati sono, in particolare, prosciutto di Norcia (oltre 7 milioni di euro), salamini alla Cacciatora (quasi 5 milioni di euro), olio Umbria (circa un milione e mezzo di euro). Sono 17 mila le imprese che partecipano al processo produttivo di Dop e Igp.

 

I disagi più importanti sono rilevati nel maceratese, tra Serrapetrona, San Severino Marche e soprattutto Matelica. Tutte zone vitate di media e alta collina, a pochi chilometri dal cuore del cratere sismico, che ora ascoltano impaurite i ruggiti ininterrotti provenienti dal Monte Vettore.

 

Matelica

Le cantine Bisci, attive a Matelica dal 1982 con 20 ettari vitati, durante le due ultime scosse (5.8 e 6.5 Richter) hanno sentito scricchiolare le pareti, in cui si trovano il magazzino, le sale di ricezione e degustazione. “La paura è stata tanta. Si sono allargate alcune crepe preesistenti”, spiega Aroldo Bellelli, esperto enologo “ma gli ambienti sono stati ritenuti idonei e non abbiamo problemi per quanto riguarda l'area produttiva e di vinificazione”. In cantina, le robuste vasche in cemento hanno assorbito bene le vibrazioni e il vino è in salvo. L'azienda guidata dai fratelli Piero e Giuseppe è in fase di rinnovamento: a breve sarà condotta dal solo Giuseppe, affiancato dal figlio Mario, in un percorso che porterà alla costruzione di un nuovo impianto, a cui seguirà la ristrutturazione di quelli esistenti, comprese le strutture di accoglienza. Sempre a Matelica, le vasche in acciaio inox dell'azienda La Monacesca (180 mila bottiglie in 27 ettari) si sono piegate pericolosamente costringendo l'azienda agli straordinari per la riparazione. Le cantine Belisario, poco distanti,hanno registrato problemi analoghi, la produzione è al sicuro ma a Visso, tra le aree più compromesse dai crolli, è venuto giù il punto vendita, ora inagibile.

 

Serrapetrona

Crepe sui muri esterni a Serrapetrona, dove è attiva l'Azienda agricola Alberto Quacquarini, guidata da Mauro Quacquarini, produttore storico di Vernaccia Nera. Tanto spavento, caduta di calcinacci dalle pareti e qualche bottiglia distrutta nell'ex cantina Colli di Serrapetrona, ora Terre di Serrapetrona (18 ettari vitati), rilevata dall'agosto 2016 da un gruppo di soci marchigiani, Stefano Graidi e Sandro Giuliodori. La struttura seminterrata in cemento armato ha retto, ma le preoccupazioni sono proiettate al futuro e al turismo che, in questo momento di emergenza, è di fatto azzerato. I mesi di novembre e dicembre, considerate le festività, sono solitamente sempre molto positivi per le vendite dirette: “L'auspicio” fa sapere l'azienda “è che la situazione si tranquillizzi al più presto. Noi siamo ottimisti”.

 

Castelraimondo e San Severino Marche

A Castelraimondo, la cantina ColleStefano di Fabio Marchionni si è affrettata a rassicurare, attraverso i social network, tutti gli afecionados sulla tenuta delle strutture alle scosse telluriche; mentre è già partita qualche iniziativa di solidarietà da parte degli stessi produttori. È il caso di Cantina Colpaola, azienda biologica di Matelica, che ha annunciato di voler devolvere per i mesi a seguire un contributo a favore dei terremotati “nella convinzione che ci rialzeremo presto più forti di prima”.

Giovanni Meschini è proprietario della Fattoria Colmone della Marca (30 mila bottiglie in 7 ettari, per il 60% esportate fino al Giappone), custode di una delle più piccole Doc italiane (I Terreni di San Severino Moro), ma è anche il vice sindaco di San Severino Marche, comune con circa 3 mila sfollati, dove il terremoto ha fatto crollare e reso inagibili interi quartieri i cui abitanti, a decine, preferiscono passare le notti in auto: “Tutto sommato è andata bene. Non ci sono state vittime grazie al fatto che la scossa più forte non è stata la prima ma la seconda”, racconta Meschini. La sua cantina poggia su terreni argillosi e ha subito danni strutturali al punto vendita: “Si tratta di una casa colonica risalente al XVI secolo che utilizzavamo per accogliere gli ospiti. Di fatto le colonne interne si sono aperte col terremoto. I danni sono significativi. Ma questo non condizionerà le nostre produzioni”.

 

Staffolo

A Staffolo, piccolo comune non distante da Jesi, la potenza del terremoto ha rovesciato un grosso serbatoio da 109 ettolitri di Verdicchio (oltre 8 mila bottiglie), all'interno dell'azienda agricola Tre Castelli, proprietaria del marchio Vignedileo, condotta dagli attivissimi fratelli Gianfilippo ed Emanuele Palpacelli. La cantina è di costruzione relativamente recente (1994) con 32 ettari e 250 mila bottiglie: “Abbiamo fatto le pratiche per denunciare la perdita del prodotto” sottolinea Gianfilippo “e speriamo non accada come per il terremoto del 1997, i cui rimborsi non sono mai arrivati”. Azienda storica a conduzione familiare, la Viticoltori Finocchi, con 9 ettari vitati e una cantina costruita cinque anni fa, è pienamente operativa: “La scossa si è sentita nettamente” dice Maurizio Finocchi “ma non abbiamo subito danni. Siamo al sicuro”.

 

Montefalco

Gli effetti dell'onda d'urto del sisma, percepito a centinaia di km di distanza, sono arrivati fino a Montefalco, in provincia di Perugia. Giorgio Brunozzi qui conduce meticolosamente l'Azienda agraria Brunozzi: appena 2 ettari, con 7 mila bottiglie tra Sagrantino e Montefalco rosso. Giorgio, che porta in giro i turisti a Montefalco sul suo trattore proponendo un redditizio enosafari, ha le idee molto chiare: “Ho preso la qualifica di operatore di fattoria didattica da un anno e stavo pensando di far partire questa attività dalla primavera 2017. Per farlo volevo ristrutturare un'abitazione, adiacente a quella principale, che attualmente uso come magazzino e riserva di cantina. La scossa, però, ha provocato ampie lesioni, rendendo inagibili i locali. Penso che si dovranno sistemare le catene sulla facciata. È chiaro che, alla luce di quanto accaduto, dovrò rivedere tutti i miei piani d'investimento. Ma, sia chiaro, non ci sono problemi alla produzione del mio vino”.

 

Maltignano

Non solo danni materiali alle cantine. Armando Falcioni, direttore del Consorzio vini Piceni, con la voce affannata si sposta per le strade di Maltignano, di cui è primo cittadino, a sistemare coi tecnici comunali e i vigili del fuoco i comignoli pericolanti, dopo la violenta tromba d'aria del 4 novembre, i cui effetti si sono aggiunti a quelli già disastrosi del sisma. Il piccolo comune dell'Ascolano (2.500 abitanti), pur non trovandosi all'interno del cratere sismico principale, conta 180 sfollati, 80 case inagibili e un centro storico evacuato per precauzione. I produttori vitivinicoli della provincia di Ascoli segnalano danni contenuti, secondo il monitoraggio del Consorzio presieduto da Angela Velenosi: “Per fortuna” spiega Falcioni “il vino si produce in questi territori da metà vallata e in direzione mare. Tuttavia, se non abbiamo subito un danno economico ne abbiamo subito uno morale, e grave. Nel senso, che il terremoto del 26 agosto scorso, come è noto, ha messo in ginocchio Pescara del Tronto (frazione di Arquata: ndr)che è la terra natale del Pecorino”. In queste montagne, a mille metri di altezza, Guido Cocci Grifoni, scomparso nel 2010, andò a recuperare nel 1982 le marze del vitigno Pecorino. “Il cda del Consorzio” spiega Falcioni “aveva discusso più volte della possibilità di allargare la zona di produzione del Pecorino al Comune di Arquata del Tronto. Volevamo far rientrare a casa questo nostro vino, che è nato su queste montagne. Ora, invece, dopo quanto accaduto, dobbiamo pensare prima a far rientrare a casa le famiglie”.

 

Le proposte di sostegno alle cantine colpite dal sisma

Nonostante la terra continui a tremare, la macchina degli aiuti è in moto. Una delle prime iniziative concrete per i produttori viene dall'Istituto Marchigiano di tutela vini, il consorzio diretto da Alberto Mazzoni, che sta studiando con gli uffici regionali la possibilità di dare alle cantine con comprovati danni ai macchinari un punteggio superiore, una priorità, nel prossimo bando Ocm vino (misura investimenti), in apertura a febbraio 2017. “Ci sono 4,5 milioni di euro, che essendo finanziati al 40% della spesa totale, possono attivare investimenti per circa 10 milioni. Penso sia un modo per intervenire rapidamente”, dice Mazzoni.

L'altra proposta arriva dal Movimento turismo del vino delle Marche, preoccupato per il crollo delle presenze enoturistiche. “Nel prossimo cda” annuncia il vice presidente nazionale di Mtv e responsabile regionale, Serenella Moroder “proporremo di creare una bottiglia solidale, che sarà realizzata da tutte le nostre 74 aziende aderenti, il cui ricavato andrà alle cantine colpite. La speranza è che torni la tranquillità, la parola d'ordine deve essere ripartire. Perché, in questo momento, la sensazione è quella di trovarsi in qualche modo sospesi”. Ma soprattutto, per usare le parole del vicesindaco di San Severino, Giovanni Meschini, serve “ritrovare la dignità e il coraggio di proseguire a lavorare in queste terre. Questo è ciò che porta l'entusiasmo nelle persone. E siamo fiduciosi, perché sappiamo che il marchigiano è un tipo tosto e non molla mai”.

A febbraio 2010, un sisma di magnitudo 8,8 Richter distrusse, in Cile, il 12,5% della produzione di vino del 2009. E arriva proprio da uno dei paesi col più alto rischio sismico al mondo, la tecnologia (che si spera arrivi sul mercato nel 2018) per evitare gli effetti dei terremoti sui grandi contenitori di vino. I ricercatori dell'Università Cattolica del Cile hanno messo a punto un sistema di dispositivi flessibili, installati sui piedi dei serbatoi, in grado di assorbire e ridurre l'energia del sisma. Il costo? Dal 2% al 5% di quello del contenitore.

 

a cura di Gianluca Atzeni

 

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