36 ore a Roma secondo il New York Times. Sorprese sul fronte gastronomico: Emma, Litro, l’Osteria di Monteverde, Mazzo e Co.So. per scoprire un circuito turistico di qualità

9 Mar 2015, 08:56 | a cura di
Non le solite pizzerie per turisti o le trattorie vista Colosseo tutte spaghetti e mandolino. Gli americani sanno stare a tavola e a Roma cercano il meglio della tradizione locale. Così il NYT traccia un vademecum per trascorrere 36 ore di qualità nella Capitale, e pesca alcune delle proposte più interessanti – più o meno recenti – della scena gastronomica romana: ci sono la pizza di Emma, i panini gourmet di Pianostrada, l’Osteria di Monteverde, Mazzo, Litro, Co.So. E nessuno specchietto per le allodole.

Il New York Times ci riprova, e dopo aver inserito Roma tra le cinquanta città meritevoli di una visita nel 2015 – fanalino di coda, a dir la verità, in una classifica che vedeva trionfare Milano in prima posizione, spinta dall’attesa di Expo – dispensa consigli per trascorrere trentasei ore indimenticabili nella Capitale.
Un breve video a confronto con i protagonisti: si parla di svaghi culturali (niente Colosseo o Fontana di Trevi, però, ma una ricerca più mirata e suggerimenti che guardano oltre l’Antica Roma e i percorsi turistici noti), serate alla scoperta dei locali più “cool” della città, e immancabilmente di cibo, che anzi assorbe i primi minuti di un video ben confezionato, che pur ruotando su alcuni stereotipi della Dolce Vita romana riesce a spingersi oltre, regalando qualche sorpresa anche sul fronte delle scelte gastronomiche.

L’OSTERIA DI MONTEVERDE E EMMA

Perché in effetti trovare l’Osteria di Monteverde, con tanto di sopralluogo nelle cucine del locale e in sala per intervistare Fabio Tenderini, indicata come custode della tradizione romana, fa dimenticare lo stereotipo della famiglia americana che seduta intorno al tavolo con vista su piazza Navona è ben felice di spendere venti euro per una carbonara con la panna (e contorno musicale d’ordinanza). E non perché il piccolo locale non meriti l’attenzione del NYT o non rappresenti da qualche anno una delle espressioni più felici del connubio tra tradizione locale e proposte d’autore ben assestate, piuttosto perché sceglierla suggerisce una ricerca capillare sul territorio, la conoscenza approfondita della scena gastronomica romana e l’uscita da certi circuiti noti, in un quartiere tutto sommato a scarsa vocazione turistica (e lo stesso si può dire dell’Osteria).
In pieno centro invece la pizzeria Emma: anche in questo caso il NYT centra una delle aperture più interessanti degli ultimi mesi, che grazie alla collaborazione dei fratelli Roscioli con Francesco Roscino ha riportato nel cuore della città la pizza (quella bassa, di stampo romano) di qualità, con impasti convincenti, ingredienti selezionati, servizio e ambiente piacevole.
Per un buon gelato artigianale la troupe americana arriva da Come il latte (ma forse si poteva osare con qualche altro indirizzo).

CO.SO. E LITRO

Di nuovo un guizzo per la sezione drink: il reportage allinea due realtà riconosciute per l’originalità della proposta e la ricerca delle materie prime, ancora una volta in zone della città non troppo turistiche. Vediamo così il Pigneto di Co.So., coraggioso (e riuscito) esperimento di Massimo D’Addezio (che però varrebbe la pena consigliare anche dietro al nuovissimo banco di Chorus) e la vineria Litro arroccata sul Gianicolo, dove Pino Mondello regala grandi cocktail a base di mezcal.
E tra i saggi consigli ecco anche Mazzo che giustifica il “viaggio” nella periferia di Centocelle, i panini gourmet di Pianostrada Laboratorio di cucina a Trastevere, il Gelato di Torcè e Fatamorgana.

Qui il video completo

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