Questa giacca è un prodotto di batteri alimentati con gli scarti della frutta

27 Ott 2023, 19:31 | a cura di
Il ramo ricerca e sviluppo del marchio di moda danese Ganni ha collaborato con Polybion, azienda produttrice di materiali di ultima generazione, per creare un blazer in biopelle realizzato interamente con un nuovo materiale ricavato dalla cellulosa batterica chiamato Celium.

Anche l'industria della moda comincia ad approcciare all'agricoltura cellulare applicata a quelli che saranno i tessuti del futuro. Ad aprire le danze ci ha pensato l'azienda Polybion che, nello stabilimento di Irapuato in Messico, ha cominciato a produrre il Celium un materiale brevettato che servirà all'industria della moda per realizzare capi di alta qualità. Si tratta di un materiale resistente, leggero e traspirante che può essere una alternativa alla pelle animale e alla plastica e può anche essere tinto, conciato e goffrato.

Come si produce la giacca prodotta dai batteri

Si tratta della prima giacca mai realizzata da un marchio globale in nanocellulosa batterica ed è il risultato della collaborazione tra il brand di moda danese Ganni e l'azienda messicana di biomateriali Polybion. L'indumento è realizzato in cellulosa batterica e, anziché cercare di replicare le caratteristiche della pelle, è stato progettato per sembrare un materiale completamente nuovo. "Siamo rimasti colpiti dal fatto che molte persone amano la giacca perché il materiale non assomiglia alla pelle", ha dichiarato Alexis Gómez-Ortigoza, cofondatore di Polybion. Il tessuto viene letteralmente "coltivato" alimentando i batteri con scarti di frutta provenienti dal settore agroindustriale. In primis viene creato l'ambiente perfetto per l'auto-organizzazione delle cellule, che creano la struttura della cellulosa come sottoprodotto metabolico. Una volta formata, la membrana a base di cellule di Celium viene sottoposta a un processo di stabilizzazione sostenibile per ottenere le sue caratteristiche ad alte prestazioni. Dopo due settimane si procede alla concia e alla rifinizione. Attualmente gli scarti di frutta che utilizziamo sono sufficienti per produrre 168 milioni di metri quadrati di tessuto all'anno.

L'idea del nuovo tessuto nata bevendo kombucha

Se all'inizio l'idea di un nuovo materiale è nata da studi fatti sul micelio, una rete di fili fungini simile a una radice, poi l'attenzione si è spostata su tutt'altro. La svolta è avvenuta quando un amico del titolare gli ha fatto assaggiare la kombucha, la bevanda ottenuta dalla fermentazione del tè zuccherato, e da lì hanno cominciato a isolare i primi batteri. Da li si è cominciato a capire come farli riprodurre per poter generare la matrice di nanocellulosa come sottoprodotto metabolico.

I vantaggi dal recupero di questi scarti organici

Gli scarti di frutta finirebbero altrimenti in una discarica, dove si decomporrebbero e genererebbero metano, un gas serra 25 volte più potente dell'anidride carbonica nell'intrappolare il calore. Secondo Gómez-Ortigoza, alcuni produttori bruciano o scaricano illegalmente i rifiuti. La produzione di Celium crea circa un quarto delle emissioni rispetto ai metodi più ecologici di produzione della pelle e, dopo aver considerato le emissioni evitate grazie al recupero degli scarti della frutta, il processo diventa negativo in termini di emissioni di carbonio. Sul versante modaiolo Ganni si è impegnata a ridurre del 50% il carbonio assoluto per le sue attività entro il 2027 e sta lavorando con altri nuovi tipi di tessuti con l'obiettivo di ricavarne il 10% della sua collezione principale entro il 2025. L'azienda comincerà a vendere capi realizzati con l'originale tessuto nel 2024.

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram