Le bufale vivono in mezzo agli escrementi: l'inchiesta di Essere Animali mette sotto accusa la mozzarella campana

20 Nov 2023, 16:03 | a cura di
Una nuova indagine, questa volta ad opera dell'associazione Essere Animali, mette sotto i riflettori la mozzarella di bufala campana. Il Consorzio di Tutela non ci sta e risponde alle accuse: “Diteci dove e quando avete girato le immagini”

"Quanta sofferenza c'è dietro la mozzarella di bufala". Con questo titolo il sito dell'associazione no-profit, Essere Animali, ha diffuso alcune immagini realizzate sotto copertura all’interno di 12 allevamenti di bufale, con annesso caseificio, nelle province di Caserta e Salerno, ovvero «nell'area di produzione della mozzarella di bufala Campana Dop», che mostrano decine di animali tenuti in condizioni igienico-sanitarie terribili. All'associazione, che nella sua inchiesta non menziona i nomi delle realtà colte in fragrante, replica il Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop: «Fate i nomi degli allevamenti incriminati».

Mozzarella di bufala sotto accusa

I video e le foto raccolte mostrano le bufale costrette a vivere tra i loro escrementi, senza accesso al pascolo, con unghie troppo lunghe a causa di una vita sedentaria a contatto costante con il cemento e con impressionanti prolassi vaginali probabilmente dovuti a un’alimentazione inadeguata. Si vedono anche zampe legate durante la mungitura e bufalini chiusi in box senza alcun tipo di stimolo, in attesa di essere caricati sui camion destinati al macello. Sono immagini agghiaccianti, non nuove su questi schermi (è del 2019 il mini-documentario Una Bufala tutta italiana di Animal Equality), frutto di indagini condotte a campione in più di 10 anni. Nel sito di Essere Animali, però, non si fanno nomi. E il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop non ci sta e risponde alle accuse.

Il Consorzio: «Pronti a collaborare»

«Il video diffuso dall’associazione Essere Animali è un attacco gratuito, strumentale e generalizzato a un comparto, quello della mozzarella di bufala campana Dop, che ha fatto della tracciabilità e della trasparenza il suo successo. Questo è il vero segreto della filiera, nessuna indagine choc come si pretenderebbe di rivelare». Così il direttore del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, Pier Maria Saccani, commenta l’azione degli animalisti e aggiunge: «Chiediamo all’associazione di dire dove e quando ha girato le immagini, di fare i nomi degli allevatori o di comunicarli al Consorzio e saremo noi stessi ad andare a denunciare. Lo pretendiamo a questo punto, se davvero vogliono affrontare il problema. Chiediamo però che si smetta con questo tiro al bersaglio e di gettare fango su una intera filiera, che invece rappresenta una risorsa economica e sociale per il Mezzogiorno. Il Consorzio è pronto e disponibile a collaborare con le associazioni animaliste e invitiamo Essere Animali a venire in Consorzio, come già abbiamo provato a fare in passato con altre realtà. Il Consorzio ha istituito una Scuola di formazione e chiediamo all’associazione di intervenire in uno dei corsi che organizziamo e che sono dedicati al benessere animale. Solo lavorando insieme possiamo isolare i residui casi negativi, non sparando nel mucchio».

leggere l'etichetta della mozzarella di bufala dop

Interviene nella vicenda anche il Dipartimento Qualità Agroalimentare, l'ente di certificazione, incaricato dal Ministero dell'Agricoltura di verificare il rispetto dei requisiti, da parte di tutti gli operatori della filiera, previsti dal Disciplinare di produzione della Mozzarella di Bufala Campana Dop: «Dal 2021 sono state effettuate, in collaborazione con il Consorzio di Tutela, le valutazioni del benessere mediante il protocollo Classyfarm su circa 800 allevamenti iscritti al Piano dei controlli. Classyfarm è il nuovo sistema informatico del Ministero della Salute per il monitoraggio degli allevamenti e la loro caratterizzazione in base al rischio. Le principali aree d’interesse analizzate sono state il benessere animale, la biosicurezza dell’allevamento e l'utilizzo degli antibiotici. In circa il 95% degli allevamenti non sono state riscontrate non conformità legislative e il risultato finale della valutazione è stato considerato positivamente. Nel rimanente 5% sono state riscontrate, invece, alcune non conformità legislative che hanno determinato relative azioni correttive».

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