"Tutte le sfumature del Lambrusco" a Lecce. Guarda le foto dell'evento

14 Giu 2023, 10:08 | a cura di
Il Patria Palace Hotel – HO Collection di Lecce è stato il teatro della masterclass e degustazione dedicate al vino simbolo dell'Emilia. Come gli altri appuntamenti del tour, anche l'evento di Lecce ha dimostrato che non esiste il Lambrusco, ma i Lambrusco, anche molto diversi tra loro, a partire dal colore. Ecco tutte le foto

Tutte le sfumature del Lambrusco. Masterclass e Wine Tasting

Metti una sera il vino più rappresentativo dell’Emilia Romagna, il Lambrusco; uno dei luoghi storici più amati della città di Lecce, il Patria Palace Hotel – HO Collection, di fronte alla magnificenza barocca della chiesa di Santa Croce; i prodotti gastronomici dell’eccellenza pugliese e le preparazioni dello chef Ivan Bruno (Ristorante “Atenze” del Patria Palace): il risultato è una serata esclusiva, frizzante, rilassante, memorabile.

L’evento degustazione – realizzato da Gambero Rosso Academy Lecce con il Consorzio Tutela Lambrusco DOC – è stato la terza tappa del tour "Tutte le sfumature del Lambrusco DOC" , che ha toccato anche Palermo, Lecce, Napoli e Torino -, e ha fatto davvero conoscere, se non “tutte”, certamente tante sfumature dei vini Lambrusco, spesso poco note anche agli esperti del settore.


foto di Viviana Martucci

Tra masterclass – con la guida di William Pregentelli, coordinatore editoriale della guida Vini d'Italia e curatore della guida Berebene di Gambero Rosso e del direttore del Consorzio Tutela Lambrusco DOC Giacomo Savorini - e wine tasting, a partire dalle 18 e fino alle 24, un folto ed entusiasta pubblico di appassionati ha sorseggiato le diverse espressioni di questo vino italiano tra i più famosi al mondo, abbinate per l’occasione ai piatti e alle preparazioni più identitari della tradizione pugliese.

Metodo classico, charmat, ancestrale, dai diversi territori della doc. Perché "Il" Lambrusco non esiste: esistono "i" Lambrusco. Sì, perché sono davvero pochi i vini in Italia a poter vantare una tale varietà, pur essendo descritti da un unico nome.

In un’infinità di espressioni che hanno conquistato i partecipanti e hanno mostrato la loro versatilità nell’abbinamento alla gastronomia e cucina locale. Perfetti con la “pignata” di legumi di Zollino di Calò&Monte, con i salumi del Salumificio Santoro di Martina Franca (non solo capocollo, ma anche guanciale da suino nero e la “santorella”, mortadella dalla Valle d’Itria dal gusto rotondo e morbido), con la burrata e la mozzarella di Andria del Caseificio Montrone e i formaggi salentini, freschi e stagionati, di Masseria Cinquesanti.

E ancora, il pasticciotto salato con gamberi e burrata dello chef, il conetto con crema di ricotta e capocollo di Martina Franca, l’emulsione di stracciatella con cubo di tonno marinato agli agrumi, il macaron con crema di pecorino.

Una meraviglia, certamente da replicare!

Lambrusco DOC. Le denominazioni tutelate dal Consorzio

 

Lambrusco di Sorbara

Il territorio d'elezione di quest'uva va ricercato nella pianura centrale modenese, soprattutto nella porzione compresa tra i fiumi Secchia e Panaro, che rappresenta una sorta di “zona classica”. Siamo nella zona a nord di Modena, dove i terreni sono prevalentemente sabbiosi. È già questo uno dei motivi per cui il Lambrusco di Sorbara è caratterizzato da questa grande acidità. Di colore rosso scarico, dai profumi di piccoli frutti di bosco, è vibrante e molto fresco.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro

La morfologia della denominazione è un po' particolare perché include una zona pianeggiante (a sud della via Emilia), sino ad arrivare alle prime colline dell'Appenino Tosco-Emiliano. Quindi abbiamo una diversità importante all'interno della stessa denominazione che comporta anche una variabilità dal punto di vista dei terreni: abbiamo zone più sciolte e morbide, ma anche componenti ricche di argilla, soprattutto nella zona più alta. Il vitigno ha un grappolo spargolo e dalla buccia resistente; il vino che ne viene prodotto è scuro, spesso caratterizzato da una presenza tannica decisa, il frutto che emerge ricorda la mora e il mirtillo; la sfumatura di mandorla ne defi nisce i contorni.

Lambrusco Salamino di Santacroce

Santa Croce è una piccola frazione della città di Carpi: sembrerebbe essere partita da qui la diffusione di questo vitigno (la cui forma allungata del grappolo ricorda un salame, e quindi il nome) verso la pianura modenese, svalicando anche in quella reggiana. I terreni della denominazione sono di matrice alluvionale: sabbie, limo, argille, depositi che si sono formati nel corso dei secoli grazie al lavoro dei fiumi e delle alluvioni. Sono terreni molto fertili che uniti alla vigoria del vitigno portano le viti ad essere davvero molto produttive. L'acino del Lambrusco Salamino è piuttosto scuro; il vino che ne deriva è carico di colore. Potremmo definirlo il più “democratico” tra i Lambrusco, senza l'acidità spiccata del Sorbara e il tannino del Grasparossa. È l'equilibrio quello che emerge nei Salamino di Santa Croce, sempre fragrante e succoso, nelle migliori versioni venato anche da sottile sapidità.

Lambrusco Reggiano

Il Reggiano è una denominazione che crea un prodotto finale generalmente molto armonioso. Per la sua realizzazione si possono utilizzare molte varietà di lambrusco ma ce n'è una che la fa un po' da padrona rispetto alle altre: il Salamino. Con caratteristiche diverse rispetto a quello del modenese: innanzitutto sono diversi i suoli, qui spesso ghiaiosi, in grado di restituire un prodotto molto bilanciato tra acidità, componente tannica, e un frutto fragrante. La possibilità di utilizzare tanti lambrusco non è una mera trovata commerciale: piuttosto si rifà a una tradizione agricola del passato quando nelle vigne non veniva piantata quasi mai una sola tipologia. Oggi i produttori comunque tendono a vinifi care varietà in purezza, spesso addirittura delineando dei veri e propri “cru”.

Colli di Scandiano e di Canossa Lambrusco

Si torna in collina, ma stavolta nella provincia di Reggio Emilia. La zona è caratterizzata da boschi,  seminativi in cui si incastonano i vigneti. I terreni sono di diversa matrice: le prime alture sono perlopiù argillose, ma, man mano che si va in alto il suolo si fa più sciolto e povero; le rese sono piuttosto basse rispetto ai Lambruschi di pianura. La varietà più coltivata da queste parti è il Grasparossa, il lambrusco di collina per eccellenza tanto che dà vita anche a una tipologia della denominazione (la Colli di Scandiano e Canossa Lambrusco Grasparossa, con il Grasparossa min. 85%). Ma non è solo zona di Lambrusco: sta sempre più tornando in auge anche la spergola, vitigno a bacca bianca che in collina ha il suo habitat naturale.

Modena

È una denominazione che praticamente abbraccia tutta la pianura modenese e le prime colline che la separano dagli Appennini. Come nel caso della Doc Reggiano, anche qui i vitigni sono molti; i vini tutelati dalla Doc quindi possono essere anche di sostanziale diversità, si va dai Lambrusco più scuri, a base di Grasparossa o Salamino, a quelli più chiari realizzati col Sorbara; sono tante le possibilità off erte dalla denominazione e ogni marchio le declina secondo la propria sensibilità.

Finito? Non proprio. A tutto quello che abbiamo raccontato dobbiamo aggiungere che il Lambrusco può essere prodotto con diverse metodologie produttive. Può essere frizzante, grazie alla rifermentazione in autoclave, ma può anche essere Spumante, sia metodo Charmat, sia Metodo Classico (tipologia sulla quale stanno scommettendo diverse aziende). E ancora, può essere rifermentato in bottiglia senza sboccatura, i cosiddettì "ancestrali", anello di congiunzione produttivo con il passato contadino che ha dato i natali a questo vino oggi famoso in tutto il mondo.

 

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Attività realizzata con il contributo del MASAF, ai sensi del decreto direttoriale n. 553922 del 28 ottobre 2022

 

 

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