Stop alla caccia dei cinghiali in Abruzzo. Tutto fermo fino a gennaio per salvaguardare i cuccioli dell'orsa Amarena

13 Nov 2023, 19:51 | a cura di
Una misura mitigativa che si protrarrà fino a gennaio 2024, per assicurare un letargo sicuro ai cuccioli rimasti orfani della madre

Sono rimasti orfani lo scorso 31 agosto, i cuccioli dell’orsa Amarena, simbolo d’Abruzzo uccisa a fucilate da un uomo di 56 anni, e ora il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si batte per assicurare ai piccoli un futuro sereno.

Niente caccia per salvaguardare gli orsi orfani

La Giunta regionale ha scelto di dare ascolto al Parco, e sospendere la caccia al cinghiale nel territorio fino al 30 novembre 2023, in tute le aree dei comuni di Pescina, Gioia dei Marsi e Lecce dei Marsi, dove i cuccioli di orso sono stati avvistati più volte. Una decisione presa per scongiurare i pericoli legati all’improvvisa scomparsa della madre, dalla quale in natura non si sarebbero staccati ancora per un anno.

Una misura di mitigazione pensata per far arrivare gli orsi sani e salvi fino al periodo del letargo, purtroppo temporanea. La Regione Abruzzo ha infatti diffuso un comunicato stampa in cui spiega che i giorni di caccia verranno recuperati a gennaio 2024, e specifica che la scelta è avvenuta anche grazie alla collaborazione del mondo venatorio, “che ringraziamo per la sensibilità mostrata” hanno dichiarato il vicepresidente della Giunta regionale abruzzese e assessore all’Agricoltura Emanuele Imprudente, e il presidente del Parco Giovanni Cannata.

La salvaguardia degli orsi in Abruzzo

Certo, risulta grottesco leggere un ringraziamento ai cacciatori quando si parla di salvaguardia degli animali, ma per il momento ciò che conta è tenere al sicuro i piccoli. Soprattutto considerando i tanti lutti nel mondo dei plantigradi a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi.

A cominciare da Juan Carrito, figlio di Amarena, investito da un’automobile a Castel di Sangro a inizio anno, e poi della sua mamma, uccisa per paura, come ha dichiarato Andrea Leombruni, l’uomo che ha sparato all’orsa che spesso si aggirava in quei territori, spinta dalla fame, dalla scarsità di cibo in montagna che la costringeva a recarsi in paese per trovare da mangiare per i suoi cuccioli. Un problema evidenziato più volte dalla guardia forestale, che per anni ha spinto per un foraggiamento supplementare dei boschi, mai avvenuto.

Per ora, comunque, cuccioli e cinghiali sono salvi. Almeno fino a gennaio.

foto di copertina del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram