Export di vino italiano verso il record storico di 5,4 miliardi di euro

18 Dic 2015, 11:00 | a cura di

Un 2015 molto positivo per le vendite fuori confine, nonostante il calo in quantità. Gli spumanti trainano la crescita, soprattutto in Usa, Uk e Svizzera; meno bene gli imbottigliati, scende lo sfuso. Wine Monitor: recupero non immediato in Russia, la Cina diventerà quarto mercato per consumi. 


Il vino italiano festeggia un 2015 da record

Il 2015 si avvia alla chiusura con un nuovo record per le esportazioni di vino italiano che, secondo le stime di Wine Monitor Nomisma, raggiungeranno la cifra storica di 5,4 miliardi di euro, superando del 6% i livelli, già abbastanza lusinghieri, dello scorso anno quando i ricavi raggiunsero i 5,1 miliardi di euro. È la terza volta consecutiva che viene superata la soglia dei cinque miliardi: accadde, infatti, anche nel 2013. Un trend in costante ascesa, quindi, merito soprattutto della progressione nella categoria degli spumanti, ma anche per l'effetto di un dollaro e di una sterlina inglese più forti, che hanno permesso ai produttori di essere più competitivi su questi importanti mercati e di garantirsi una plusvalenza dal tasso di cambio.

Ma le quantità?

Se i valori delle esportazioni sono in terreno positivo, non si può dire altrettanto per le quantità esportate, che risultano in calo, poco sopra i 20 milioni di ettolitri. L'Italia, in questo caso, paga lo scotto di una vendemmia 2014 che, come è noto, è stata molto complicata per i produttori italiani che hanno portato in cantina meno uve. Secondo il responsabile di Wine Monitor, Denis Pantini, il calo in volumi si deve anche alla forte concorrenza dei prodotti spagnoli che, nel 2015, hanno incrementato le esportazioni del 10% ma con prezzi più bassi di un analogo 10%. “Ormai più di un litro su tre di vino sfuso commercializzato nel mondo è di origine spagnola”, afferma Pantini.

Spumante in prima linea

Il driver di questa crescita italiana è sicuramente lo spumante. “Le vendite oltre frontiera” secondo l'analisi di Wine Monitor “aumentano sia sul fronte dei valori sia dei volumi per oltre il 10%. Sotto tono invece l'export dei fermi imbottigliati, che continuano comunque a rappresentare più del 75% dell’export totale, e risulta in netto calo lo sfuso”. Gran menzione per il Prosecco che segna nuovi record in Usa e Canada, in Uk, Svizzera, Norvegia e Svezia “mentre il 2015 non sarà annoverato tra gli anni migliori per quanto riguarda l’export dell’Asti”, sottolinea Pantini.

I mercati internazionali. L'andamento

Guardando ai mercati, la Russia viene definita “il grande malato”, visto che dopo il calo del 6% a valore registrato nel 2014, fa segnare anche nel 2015 una brusca discesa a valore pari al 30% per i vini italiani, nonostante il prodotto vino non rientri sotto l'embargo del governo di Mosca. Per Wine Monitor, la ripresa per questo mercato non è imminente, considerando che petrolio e gas (che sono tra le principali fonti di ricchezza russe, visto che valgono quasi il 20% del Pil) sono ai minimi storici.

Ma se la Russia arranca, c'è un mercato che si è ripreso. La Cina, infatti, importerà vino per 1,8 miliardi di euro, con una crescita che supererà del 50% quella del 2014. Il mercato cinese potrebbe quindi salire dal sesto al quarto posto tra i maggiori Paesi consumatori mondiali a valore, dopo Usa, Uk e Germania. Tuttavia, l'Italia, come fa notare Wine Monitor, non sta sfruttando a pieno questo recupero: “Il nostro export aumenta solamente di circa il 15%” conclude Pantini “contro percentuali comprese tra 60% e 120% messe a segno dai vini dei diretti competitor, come Francia, Cile e Australia”.

 

a cura di Gianluca Atzeni

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