Previsioni vendemmia 2014: il calo produttivo porterà al rialzo dei prezzi?

12 Set 2014, 09:00 | a cura di
Mercato in stallo: produttori e acquirenti stanno alla finestra. Le aspettative ribassiste sul 2014 stanno facendo risalire le prime quotazioni, soprattutto per vini comuni e Igp. Ma cosa dovrà attendersi il consumatore?

Prezzi del vino in lieve ripresa. Dalla terza settimana di agosto in avanti, i primi scambi segnalano un rialzo delle quotazioni dopo un anno di flessione quasi costante, complici le aspettative di produzione al ribasso per l'annata in corso. Le stime non definitive sulla raccolta 2014 elaborate da Assoenologi (-13,5% medio a livello nazionale, tra 41 e 42 milioni di ettolitri, rispetto ai 48,2 del 2013 e al di sotto della media quinquennale pari a 44,9 mln hl), in attesa delle previsioni che Uiv e Ismea diffonderanno a breve a Montalcino, hanno confermato le impressioni di giugno-luglio sui minori quantitativi a disposizione sul mercato, inducendo alla prudenza produttori e acquirenti. Anche se, la dinamica delle compravendite all'origine e all'ingrosso degli ultimi giorni registra i primi movimenti rialzisti. A partire dai vini comuni, secondo le rilevazioni Ismea sulle piazze italiane, i cui prezzi restano certamente al di sotto dei livelli di un anno fa (con -38% per i bianchi e -25% per i rossi), ma subiscono i primi effetti del calo produttivo. Il mercato non è ancora partito. Però da qui a fine anno sarà determinato da diverse variabili: giacenze di cantina, concorrenza dei prodotti dalla Spagna, Paese che dopo un 2013 record prevede un raccolto molto inferiore, possibili risvolti delle crisi internazionali (vedi Russia/Ucraina).

La situazione sui territori italiani è eterogenea. "È un anno complicato, che si è chiuso con prezzi troppo bassi, in cui non si capisce ancora quanto vino ci sarà realmente a disposizione", fa notare Ruenza Santandrea, presidente del Gruppo Cevico (cooperativa di Lugo di Romagna che lavora 1,3 milioni di quintali di uve, in gran parte destinate a Igp e vino da tavola, con 5 mila conferitori e un fatturato di 150 milioni di euro): "Pur in mancanza di dati certi, per cui occorrerà attendere un mese, l'idea di fondo è che ci sarà meno vino e che i prezzi saranno più alti. È vero che il mercato del vino è umorale, ma mai come quest'anno le compravendite sono in una fase di stasi. Ci muoviamo tra incertezze sulla produzione, contrazione dei consumi, crisi estere. È chiaro che se i prezzi risaliranno tutta la filiera sarà in qualche modo costretta a rivedere i listini. Noi cercheremo di garantire ai soci la giusta remunerazione, senza pesare troppo sui consumatori".

A Sud, la realtà siciliana, dove la raccolta è stimata in forte calo (-30% a 5,1 milioni di hl) la risalita è cominciata: "Le quotazioni sono cresciute molto al punto da riavvicinarsi ai prezzi del 2012" dice Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia che spiega: "Oggi chi vuole il vino buono lo deve pagare. Un esempio su tutti: i rossi stanno girando a un euro al litro, perché con una raccolta per le uve rosse a -40% in provincia di Trapani (la provincia più vitata; ndr.), quel poco che c'è è di qualità, e va pagato. Ma anche i buoni mosti bianchi vengono scambiati bene. In generale, una risalita dei prezzi può essere salutare per il mondo del vino; anche se la cosa più importante è riuscire a vendere le produzioni qualificate. La Sicilia, con una media produttiva di 50 hl per ettaro e un vigneto sceso da 135 mila a 100 mila ettari, non può competere sul mercato dei vini da tavola. Ecco perché occorrerebbe privilegiare i vini identitari e di qualità".

Nel Nord Est, dove il mercato ruota soprattutto attorno alle varietà Pinot grigio e Prosecco, si nota una fase di studio. "Veniamo da un anno in cui i prezzi alla produzione sono scesi. Mentre per il Prosecco si profila una annata di prezzi stabili, per il Pinot grigio, stranamente, si nota poco movimento, nonostante il vino a disposizione sia poco", è il parere di Pietro Biscontin, direttore della Delizia di Casarsa, la maggiore realtà cooperativa friulana con 480 soci, 2 mila ettari e una produzione tra 270 e 290 mila quintali di uve: "A oggi, probabilmente, i grandi player sul mercato del pinot grigio, come Usa, Germania e Inghilterra, non si sono ancora mossi. Per questa varietà non si prevede un arretramento di prezzo: oggi le medie del pinot sfuso, base dell'Igt delle Venezie, si aggirano su 1,2 euro. Tuttavia, non possiamo percorrere le strade della speculazione nei confronti del consumatore. Il mercato"avverte Biscontin, che è anche presidente del Consorzio delle Doc Fvg "non è facile, la crisi economica c'è e per noi che esportiamo il 65% dei volumi non ha senso rischiare giocando al rialzo. Il consumatore non è disposto a pagare di più ma a cercare soluzioni diverse. E le proposte, in un mercato globalizzato, non mancano".

Chi produce Doc e Docg è più al riparo dalle oscillazioni di mercato. La categoria, secondo gli indici Ismea, ha perso da luglio 2013 a luglio 2014 solo il 5%. Il Piemonte, dove l'80% della produzione è Dop, i livelli dei prezzi non dovrebbero ricevere scossoni. Ne è convinto Gianluigi Biestro, dg della Vignaioli Piemontesi, organizzazione di produttori con 7 mila aziende e 1,1 milioni di ettolitri di vino: "Sono convinto che i prezzi del vino si manterranno sui livelli attuali. Se guardiamo poi alle principali uve, vediamo un moscato per la produzione dell'Asti in crescita grazie all'ultimo accordo interprofessionale, con 1,06 euro/kg; leggero incremento di Chardonnay e Pinot per gli spumanti Alta Langa; tenuta della Barbera, che dovrebbe rimanere su 0,6-0,7 euro/kg; buone performance del Gavi, intorno ai 0,9 euro/kg; bene il Nebbiolo tra 2,5 e 3 euro/kg; in difficoltà il Dolcetto, con uve in flessione a 0,6-0,7 euro/kg. In ogni caso, chi fa Dop non deve temere". Ne è convinto anche Giuseppe Cavaliere, direttore del Consorzio vini d'Abruzzo: "L'annata appena trascorsa ci ha dimostrato ancora una volta che chi investe sui vini generici è più a rischio. I livelli produttivi 2014 potrebbero far sperare in un lieve recupero, ma di fatto questo comparto ha quasi dimezzato i prezzi in un anno, subendo la concorrenza straniera, soprattutto spagnola. Chi ha investito su Do e Ig e sui vini di qualità, invece, ha visto ripagati i propri sacrifici. È un insegnamento, questo, da tenere in considerazione".

a cura di Gianluca Atzeni

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri dell'11 settembre
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