Un'Intelligenza artificiale di nome Nina scoverà le mozzarella di bufala fake

9 Apr 2024, 17:57 | a cura di
Per la prima volta il Consorzio utilizza l’intelligenza artificiale per la vigilanza sulla Bufala campana Dop

Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop impiega l'intelligenza artificiale per l'attività di vigilanza contro le mozzarelle fake e per contrastare il fenomeno dell'Italian sounding. Si tratta del primo progetto in Italia realizzato da un Consorzio, che punta sull'IA come strumento innovativo per la tutela di un prodotto Dop. L'iniziativa è stata presentata alla stampa al ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

presentazione del progetto Nina

Chi è Nina

Il progetto, ideato dal Consorzio, è stato commissionato alla società Farzati Spa, che ha messo a punto un sistema di intelligenza artificiale: una "guardia del corpo" virtuale della mozzarella di bufala campana Dop chiamata Nina. Il nome è quello di una delle bufale più longeve e produttive nella storia del comparto. La piattaforma digitale Nina è in grado di apprendere e riconoscere i pattern di autenticità degli incarti in continuo miglioramento e potenziamento delle sue funzionalità, e si prevede che in un anno avrà compiuto il periodo di apprendimento e sarà pronta a combattere i fake.

Come funziona l'intelligenza artificiale di Nina

Non pensiamo questa piattaforma che utilizza l'IA come a Chat GPT. Nina opera in un modo completamente diverso. Monitorando la rete, Nina cerca e verifica con tecniche di "scraping" tutti i riferimenti che incontra sulla Mozzarella di Bufala Campana Dop; li analizza in base a delle regole di apprendimento e segnala eventuale presenza di imitazioni, contraffazioni, evocazioni e abusi. Nina verifica gli incarti di mozzarella Dop, imparando a distinguere quelli autentici da eventuali imitazioni, e lo fa migliorando con l’esperienza. Catalogando le 26 mila diverse etichette e referenze legate al prodotto, man mano che registra, Nina infatti impara. Ben presto diventerà sempre più precisa e riuscirà a distinguere un fake da un prodotto autentico in maniera infallibile. Tramite sette diversi algoritmi, scansionando gli incarti, Nina riuscirà a individuare un testo tradotto male dall’italiano, valuterà la validità della scala cromatica, il font usato nei testi, e noterà le differenze nei parametri dell’etichetta (autorizzazioni, bollini CE, dati camerali, parametri di comunicazione, dati del disciplinare e tutte le note stilistiche presenti) paragonandoli alla versione autentica. In presenza di un solo elemento dissonante, Nina segnalerà l'incongruenza.
«Il progetto è un modello di innovazione nel settore caseario» ha spiegato Giorgio Ciardella, Cto di Farzati «Attraverso l’impiego di tecnologie avanzate, questa iniziativa non solo tutela uno dei prodotti più rappresentativi dell’eccellenza italiana, ma stabilisce anche nuovi standard per l’intero settore agroalimentare».

Nina si aggiunge ai 15mila controlli l'anno

«Questa innovazione rappresenta un salto di qualità nell'attività di vigilanza sulla mozzarella di bufala campana Dop e testimonia che, se ben utilizzata, la rivoluzione dell'intelligenza artificiale può essere di grande aiuto alla tutela del Made in Italy», ha commentato il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani. Aggiungendosi alla piattaforma di vigilanza del Consorzio in uso dal 2014, Nina va oltre, fornendo un servizio alle aziende produttrici, ma anche tutelando il consumatore finale. Solo nel 2023 il Consorzio ha effettuato 5mila verifiche, che si aggiungono a quelle degli altri enti deputati (Asl, Carabinieri, Icqrf) per un totale di circa 15 mila controlli l'anno, che fanno della Bufala Dop uno dei prodotti più tutelati in Europa.

Domenico Raimondo

Innovazione digitale

Si sa che i primi documenti storici sulla mozzarella testimoniano come nel XII secolo i Monaci del monastero di San Lorenzo a Capua offrivano ai pellegrini la mozza, anche detta provatura, l'antenata della mozzarella. «L'obiettivo del nostro Consorzio», ha concluso il presidente Domenico Raimondo, «è di potenziare sempre più la trasparenza del comparto, puntando sull'innovazione digitale. Questo progetto si aggiunge alla totale tracciabilità della filiera, che oggi, partendo da una singola mozzarella di bufala Dop consente di risalire fino alla partita di latte con cui è stata prodotta. La minaccia della contraffazione e dell'Italian sounding – chiamare il prodotto "mozzabella" per esempio – è sempre dietro l'angolo, specie per chi fa grande qualità. Più un prodotto è buono e amato, e più viene copiato. Nina e le nostre squadre ispettive insieme lavorano a garanzia dell'esperienza del consumatore finale».

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