All’asta la cantina del principe Robert di Lussemburgo

1 Giu 2022, 19:00 | a cura di
181 lotti, 4200 vini rari, patrimonio della collezione personale del principe Robert del Lussemburgo. Il ricavato dell'asta è stato 6,2 milioni di dollari, andrà alla Fondazione PolG

Passerà alla storia come una delle aste più importanti per quantità di vino proveniente da un'unica proprietà – 4200 bottiglie - e rivolta a una causa benefica. È quella che è stata battuta lo scorso 21 maggio da Sotheby's e che ha totalizzato ben 6,2 milioni di dollari (4,9 milioni di sterline). Sotto il martello, i vini della collezione personale del principe Robert del Lussemburgo, ceo e presidente dell'impero Domaines Clarence Dillon di Bordeaux (di cui fanno parte anche Château Haut-Brion e Château Quintus). Il ricavato andrà alla Fondazione PolG (che si occupa di ricerca medica), fondata dallo stesso Principe insieme alla principessa Julie, dopo che, nel 2016, al loro figlio più piccolo, Frederik de Nassau, è stata diagnosticata una malattia mitocondriale. “La cantina vuota è stata sostituita con un cuore pieno”, è stato il suo commento.

Complessivamente sono stati venduti tutti i 181 lotti, costituiti da circa 4200 bottiglie di vini rari. Ben l'86% dei lotti ha raggiunto prezzi superiori alle stime elevate. Tant’è che la cifra finale ha superato abbondantemente l’obiettivo dei 3-4 milioni di dollari. Tra i top lot, una delle pochissime cassette di 12 bottiglie di 12 annate e il passaporto “Primum Familiae Vini”, con una selezione delle migliori annate di ognuna delle 12 famiglie storiche del vino europeo riunite in “Primum Familiae Vini”, di cui fanno parte anche i marchi Marchesi Antinori e Tenute San Guido, oltre che lo stesso Chateau del Principe. Cifra raggiunta? Battuta a 237, 5 mila dollari. Ha, invece, messo a segno 112,5 mila dollari un raro Château Haut Brion "Vertical", commissionato dal principe Robert, per celebrare i primi otto decenni di presenza della famiglia Dillon allo Château Haut-Brion.

 

a cura di Loredana Sottile

Questo articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 1 giugno 2022

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