Non è un mistero, che le nuove generazioni siano sempre più attente al contenimento degli sprechi. Lo conferma anche un’indagine dell'Istituto Salesiano di Venezia condotta da Demetra, secondo cui, nella fascia d'età fra i 14 e i 29 anni, 9 ragazzi su 10 si impegnano a razionare l’acquisto di materie prime e a fare economia in cucina per evitare di gettar via le pietanze avanzate facilmente deperibili. Nell'ultimo anno, del resto, abbiamo assistito alla nascita di numerose iniziative "giovani" incentrate sull'ottimizzazione delle risorse alimentari, da Colombatto Solidale a Bestbefore, fino a Bella Dentro e Bring the Food. Non sorprende, dunque, che quattro neolaureati bolognesi siano appena scesi in campo per supportare rosticcerie, gastronomie e altre attività cittadine particolarmente colpite dalla piaga dei prodotti invenduti a fine giornata, provando a conciliare gli interessi di clienti e ristoratori. La loro "creatura" si chiama Squiseat e, già dal nome, lancia un messaggio ben preciso: consumare gli scarti di cibo non significa mangiare male, anzi. Basta un po' di organizzazione per salvare tutta una serie di eccellenze locali dal triste destino della pattumiera.
Squiseat, la startup anti-spreco di quattro informatici bolognesi
“In verità, all’inizio non sapevamo nemmeno cosa fosse una startup", racconta Alberto Drusiani, co-fondatore della piattaforma insieme a Luca Morosini, Gabriele Calarota e Ossana Gana. "Già durante gli studi presso la Facoltà di Informatica dell'Università di Bologna, però, avevamo maturato l'idea di mettere a frutto le nostre competenze per risolvere il problema dello spreco di cibo. Così, subito dopo la laurea ci siamo iscritti allo StartUp Day 2019 dell'Alma Mater (un matching dedicato a giovani talenti con il pallino per il business, ndr), rientrando fra i 30 finalisti selezionati dalla giuria. Da lì è stato tutto un crescendo di soddisfazioni: dopo aver ottenuto il premio speciale di Think4Food (il concorso promosso da Legacoop Bologna per la sostenibilità della filiera agroalimentare) siamo stati eletti vincitori dell'hackaton digitale Hack4Food – To Feed The Future. E poi, un anno fa, abbiamo avuto accesso al programma Hubble dell'acceleratore di startup Nana Bianca". Inevitabile, a questo punto, chiedersi quali siano gli obiettivi di questi imprenditori in erba con una forte vocazione al risparmio alimentare.
La missione di Squiseat: cibo a metà prezzo per ridurre gli sprechi
"Alla base di Squiseat c'è un sistema trasparente, sensibile e corretto", spiega Alberto. "Il nostro compito è quello di segnalare in tempo reale la presenza di cibo invenduto nei locali più vicini agli utenti, così da facilitarne l'asporto". Un’operazione tutt’altro che scontata: dopo aver fatto alcuni test con WhatsApp, infatti, i ragazzi sono stati incubati da Almacube, che li ha aiutati prima a sviluppare una chat automatizzata su Telegram e poi a creare un'applicazione per smartphone, disponibile negli store da qualche giorno. "La differenza, rispetto ad altri format simili come To Good To Go, sta soprattutto nella possibilità di scelta: ciascuno ordina il prodotto che preferisce, pagandolo però la metà, anziché 1/3 del prezzo di partenza. Questo ci consente di valorizzare le pietanze offerte, facendo capire al cliente che non sta acquistando "scarti" di pessima qualità, ma eccedenze di alto livello rimaste qualche ora in più nel punto vendita dopo la preparazione". Così anche i locali hanno un ritorno economico ed è possibile personalizzare l'esperienza andando incontro ad esigenze specifiche, come quelle di chi segue un'alimentazione vegana o è affetto da celiachia.
Squiseat, un format in divenire facilmente replicabile
"Oltre a diffondere una maggior consapevolezza sull'utilizzo dei prodotti alimentari invenduti, ciò che ci interessa è incoraggiare lo sviluppo di rapporti umani basati sull'aiuto reciproco", prosegue Alberto. Non a caso, fra i plus dell'applicazione ideata dal gruppo c'è anche quello di poter richiedere articoli freschi a prezzo pieno per il giorno successivo, così da favorire la fidelizzazione dei clienti. Ma il circuito anti-spreco di Squiseat è in continua evoluzione: nei prossimi mesi, infatti, i ragazzi vorrebbero integrare l'asporto con un sistema di delivery etico e sostenibile. "Purtroppo, nel 2020 siamo stati costretti ad abolire le consegne (che avevamo iniziato ad effettuare personalmente) per evitare di coinvolgere grandi piattaforme basate sullo sfruttamento dei dipendenti. Ma a breve saremo in grado di garantire ai bolognesi anche questo servizio: abbiamo già preso contatti con alcune realtà del territorio come Consegne Etiche, perché crediamo sia fondamentale assumere regolarmente i fattorini". E poi, chissà che Squiseat non approdi in altre città italiane. "Se la rete continuerà ad espandersi, sarà il prossimo passo. In quanto giovani, siamo consapevoli di avere una forte responsabilità morale nei confronti dell'ambiente e della società".
Squiseat- www.squiseat.it -Tel. 051 02 17 885- [email protected] – Pagina Facebook
a cura di Lucia Facchini