Gabriele Gorelli รจ riuscito in unโimpresa prodigiosa, diventare il Master of Wine italiano, il numero 418 del mondo, un traguardo che sembrava precluso agli abitanti del Belpaese, una sorta di maledizione che – in realtร – nasconde la difficoltร di spogliarsi di una certa mentalitร legata al mondo del vino. The Institute of Masters of Wine รจ un’organizzazione britannica cui si accede dopo un lungo, durissimo e costoso percorso di studi che copre diversi ambรฌti del vino: dalla viticoltura all’enologia, dalla comunicazione all’economia senza tralasciare, ovviamente, anche l’aspetto organolettico. Per conquistare questo prestigioso titolo occorre superare un esame teorico-pratico che include decine di assaggi alla cieca e domande sui vini, approfondimenti che dimostrano di essere in possesso di una cultura a 360 gradi sul mondo del vino.
Quella sigla, lโMW, rappresenta il coronamento di un percorso durissimo, dove โQuello che conta รจ la regolaritร โ come dice lo stesso Gorelli, โda affrontare come unโultramaratona: non conta andare forte in alcuni tratti, bisogna puntare con decisione allโobiettivo finale e fare delle cadute unโoccasione di rinascitaโ. E questo comporta un cambio radicale di vita, una visione ascetica (ma a suo modo anche pragmatica) del vino che contrasta enormemente con lโidea mediterranea che ci porta a considerare il nettare di Bacco un prodotto festoso e conviviale. La portata del risultato non รจ probabilmente avvertita nella maniera che si merita: Gabriele รจ sicuramente piรน conosciuto allโestero che nel suo paese, anche se รจ nato e vive a Montalcino, terra che fa dellโenologia la sua ragion dโessere. E vogliamo quindi farci raccontare da lui come gli รจ venuto in mente di affrontare questo viaggio
Da dove partiamo?
Dal corso di sommelier AIS che ho svolto a Montalcino dal 2009 al 2011. Una volta terminato, anche contro il parere del delegato di allora, andai a fare lโesame da degustatore ufficiale e relatore a Torino, unโesperienza che mi ha divertito. Perรฒ dopo aver superato questo esame, mi sono chiesto quale poteva essere il mio percorso e non ho trovato altro da fare in Italia per accrescere le mie competenze.
No? E allora cosa hai fatto?
Decisi allora di andare a seguire il simposio dei Masters of Wine che si svolgeva per la prima volta in Italia a Firenze, nel maggio 2014. Furono giorni interessanti, con masterclass giornaliere di Masters of Wine che spiegavano il loro metodo di lavoro. Mi piacque moltissimo partecipare, anche se mi resi conto che non fu data lโimportanza che si meritava allโevento, a livello di comunicazione italiana.
Hai riflettuto molto prima di affrontare lโimpresa?
Devo dire che ho affrontato la cosa in maniera incosciente, a gamba tesa oserei dire, stimolato dalla mia allora fidanzata, e attuale compagna, che mi spingeva perchรฉ tentassi di percorrere questa strada. Non mi sono preoccupato dei limiti che avevo e nemmeno delle risorse economiche che sarebbero occorse.
Da dove hai cominciato?
Iniziai a leggere i volumi della Reading list che fornivano, e tra gli altri la Sothebyโs Wine enciclopedia che – con lโedizione del 2020 – vede la mia firma per quanto riguarda lโItalia, un traguardo che allora non pensavo di raggiungere. Ho letto quei testi in maniera olistica, come mi sentivo di fare in quel momento.
Quando ti sei reso conto di quanto fosse duro questo corso?
Che il percorso non fosse facile lo capii quando solo 5 dei 46 partecipanti italiani alla masterclass furono accettati. E quando nel 2015, in Inghilterra, il primo relatore ci annunziรฒ in maniera molto pacata che nessuno di noi ce lโavrebbe fatta, seguendo le statistiche non mi impaurii. Di fatto poi siamo stati in 5 invece a raggiungere lโobiettivo.
Esiste, a tuo avviso, da parte dellโIstituto una preclusione verso lโItalia?
In realtร no: ci sono due MW che vivono in Italia, e c’รจ un neozelandese che vive a Londra che si occupa di seguire gli allievi che arrivano dal Mediterraneo. Sono tutti molto disponibili.
Allora secondo te quale รจ il motivo per cui non ci sono mai stati italiani tra i MW?
Quello che bisogna capire รจ che ci si deve spogliare di tutte le conoscenze che si hanno, acquisire una nuova mentalitร rispetto al mondo vinicolo e studiare secondo un percorso nuovo, conforme alle loro regole. ร un paese nato per trattare il vino a livello commerciale, anche se ora si parla della loro produzione, e trattano lโargomento con meno poesia e piรน pratica commerciale. Entrare in questo mondo non รจ facile nemmeno per gli inglesi, sono in molti a provarci e a non riuscire.
Sei riuscito nellโimpresa da solo, senza uno sponsor che ti pagasse il percorso formativo. Come ti sei organizzato per uno studio che sembra essere, citando Leopardi, โmatto e disperatissimoโ?
Quando ho iniziato a frequentare il master ho smesso di fare ogni cosa a livello ricreativo, ho investito tutto sia a livello energetico che finanziario per lโobiettivo, tutto รจ stato costruito in funzione di questo traguardo. Questo mi ha portato fuori da tante dinamiche interne allโItalia, sono volato in Australia e in California per assaggiare vini che non si trovano da noi.
Quali sono stati i passi successivi?
Dal 2015 ho cominciato a fare tutte le degustazioni e prendere tutti gli appunti – anche di lavoro o personali – in inglese. Questo ha contribuito tanto allo sviluppo del linguaggio e del vocabolario.
Ma sei rimasto in disparte: neanche un articolo…
Tra il 2016 e il 2017 ho preso 40 voli aerei, non avevo davvero nรฉ il tempo nรฉ la forza di raccontare quello che stavo facendo agli altri, nemmeno per scrivere articoli, ero assorbito completamente dallo studio. Sempre in quegli anni, mi svegliavo alle cinque di mattina e con altri due colleghi ci sentivamo per accrescere le nostre competenze. C’eravamo organizzati in maniera strutturata, confrontandoci per telefono sui vini che dovevamo poi assaggiare, immaginando le domande che ci potevano fare, studiando ogni dettaglio.
Questo ha coinvolto anche la tua quotidianitร ?
Ho cambiato abitudini alimentari, smesso di utilizzare lo zucchero, ho abbandonato anche il caffรจ, mi sono messo a fare yoga, per gestire meglio la parte di stress.
E oggi quale sensazione stai vivendo?
A momento in cui mi รจ stato annunciato che avevo passato lโesame, confesso tranquillamente che mi sono messo a piangere e come me la mia compagna che era accanto, tanto che รจ stato nostro figlio a cercare di consolarci (ride!).
Questo titolo segna una tappa importante
Io credo una cosa: รจ un titolo che ce lโhai oppure non ce lโhai, non esiste una via di mezzo, dire che sei uno studente del Master of Wine non ti legittima in alcun modo. Mentre poi le cose sono diverse: non importa se credi in te, agli occhi del mondo con questo titolo hai giร dimostrato chi sei; quindi quello che farรฒ, dโora in poi, sarร fatto con un altro status.
Sei contento di essere il primo italiano ad aver raggiunto il titolo?
Sono contento per lโItalia, il mio non รจ il successo di un singolo, vorrei aver fatto capire lโimportanza del nostro Paese e livello internazionale e aver aperto una porta a coloro che vogliono tentare davvero, con dedizione e impegno.
a cura di Leonardo Romanelli
foto inย aperturaย Giuseppe Sanfilippo
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