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Allevamenti di agnelli e pecore. La lana che fine fa?

Trascurata, dimenticata, fino a diventare un peso per il suo smaltimento: dagli anni โ€™70 in poi la lana ha iniziato a perdere il suo valore, rappresentando non piรน una risorsa bensรฌ addirittura un costo elevato per gli allevatori. Nonostante si tratti di uno dei tessuti piรน resistenti, durevoli e sostenibili che ci siano. Come invertire la rotta?

  • 12 Febbraio, 2021

Eppure, la lana รจ sempre stata utile allโ€™uomo. Per coprirsi, ma anche per costruire capanne fra i monti dove trovare ristoro: termoisolante, resistente e idrorepellente, il tessuto ricavato dalle pecore era in origine uno dei pochi disponibili per chi viveva in campagna. Soprattutto per chi praticava la transumanza, tradizione divenuta patrimonio immateriale dellโ€™Unesco e basata sul profondo rapporto tra uomo, natura e animale, un legame intimo, di quelli che si stringono in condizioni di isolamento e silenzio. Momenti di passaggio, di rituali, gesti ripetuti, ritmi ben scanditi: ogni giorno, da capo. Ripartire e ricominciare. Con le pecore al passo e i loro prodotti addosso o nelle bisacce.

Lana. Il primato della merino

Poi cโ€™รจ stato il secondo dopoguerra, il boom economico che ha dato vita alle prime regole della moda cosรฌ come oggi la conosciamo, lana compresa, che diventa gradualmente un materiale di pregio. Ma di lana, dagli anni โ€™70 in poi, ce nโ€™รจ una sola: la merino, che ha lentamente sostituito quella degli altri Paesi. Lโ€™Italia non fa eccezione e basta parlare con gli allevatori per capire quanto massiccia e complessa sia la crisi del settore: perchรฉ, se nessuno compra piรน lana made in Italy, che ne รจ di tutti gli โ€œscartiโ€ della tosatura? Finiscono fra i rifiuti speciali, quelli di categoria 3: la lana viene imballata e portata in impianti di smaltimento specifici, con conseguenti costi ed emissioni di CO2.

Lana

Microfibra e microplastica. La crisi della lana

Una crisi che รจ economica ma anche ambientale: oltre allโ€™avvento della merino, a partire dagli anni โ€™90 arrivano i tessuti in microfibra, gli stessi che negli ultimi tempi hanno destato scalpore per via delle microplastiche rilasciate a ogni lavaggio. Economici, alla portata di tutti, pratici: cosรฌ gli abiti sintetici hanno surclassato la lana, quella lana che 80 anni fa aveva un valore perfino maggiore a quello del formaggio, perso fino a diventare un peso per lo smaltimento: trascurata, in favore del latte che doveva fare reddito. Del resto, non รจ stato semplice per i pastori fare i conti con i costi di trasformazione, โ€œcosรฌ alti da costringere i commercianti a puntare esclusivamente su un prodotto pregiato come la merino per riuscire guadagnare qualcosa e a fare margini. Oppure piรน a basso costo, come le microfibreโ€, spiega Nigel Thompson, titolare della Biella Wool Company, azienda creata nel 2008 โ€œper assistere gli allevatori e dare un futuro al settoreโ€.

Gente della lana. Il progetto di Biella Wool Company

Un futuro in cui Thompson crede ancora: รจ stata proprio la Wool Company ad accogliere per prima il progetto trentino Bollait โ€“ gente della lana, nato nel 2016 per volontร  di un gruppo di professionisti con il desiderio di recuperare unโ€™antica tradizione. โ€œCi troviamo nella valle dei Mocheniโ€, spiega una delle fondatrici, Barbara Pisetta, โ€œdove ci sono circa 5mila pecore che producono sui 7/8mila chili di lana lโ€™annoโ€. Lana che veniva buttata via perchรฉ considerata piรน grezza rispetto alla merino. Cosรฌ Barbara, Vea, Daniela, Giovanna e Stefano chiamano a raccolta i pastori della zona, che riescono a mettere insieme 700 chili di lana, trasformati poi dallโ€™azienda di Biella. Un anno dopo nasce il comitato Bollait (in dialetto mocheno significa, appunto, gente della lana), che nel 2019 arriva a produrre ben 3mila chili: โ€œAbbiamo migliorato il processo di selezione: usiamo la lana migliore, quella delle spalle e dei fianchi, per il filato, mentre il resto viene impiegato nella lavorazione delle faldeโ€. Ora cโ€™รจ anche la lana di pecora nera, โ€œda sempre scartataโ€, e soprattutto i pastori vengono remunerati, โ€œchi porta 100 chili di lana riceverร  lโ€™equivalente di 100 euro di prodotti finitiโ€.

Lana

Allevamenti di agnelli e pecore: prima non si buttava via nulla

Le iniziative non mancano, ma le difficoltร  per tantissimi pastori di tutta Italia restano. Marco Carbonara dellโ€™agriturismo Pulicaro nella Tuscia viterbese al confine con Umbria e Toscana, per esempio, ricorda bene che in passato anche la lana delle pecore โ€œda carneโ€, quindi con un manto meno soffice e delicato rispetto alle altre, veniva comunque lavorata. โ€œNon si buttava nienteโ€: รจ sempre stato questo il motto di chi lavora la terra. Anche la lana meno morbida trovava allora una funzione, โ€œspesso per infeltrire i cappottiโ€. Quella โ€œintermediaโ€ andava bene per le coperte, mentre alla maglieria veniva destinata solo la piรน pregiata, โ€œche era un bene di lusso!โ€. Il tempo a cui Marco fa riferimento non รจ poi cosรฌ lontano: parliamo di una sessantina di anni fa, unโ€™epoca vicina eppure culturalmente remota. โ€œMa ora siamo diventati esigenti, vogliamo solo tessuti fini. Una tipologia che le nostre pecore non possono darciโ€.

Il costo della lana

Carbonara fatica a ricordare quando esattamente sia avvenuta questa evoluzione, ma sa per certo che รจ stata rapida: โ€œIn men che meno tutti si sono specializzati, merino e cashmere erano considerati al di sopra di tutto il resto, e le lane intermedie non sono piรน state utilizzateโ€. Qualche soluzione per non sprecare la lana, comunque, cโ€™รจ: la si puรฒ usare per la pacciamatura dellโ€™orto, la copertura del terreno con materiali naturali fatta per proteggere la terra dagli sbalzi termici, mantenerla umida e compatta. โ€œLโ€™ho utilizzata anche per realizzare i materassi dellโ€™agriturismo, per limitare quanto meno lo smaltimento. Certo, restano i costi della tosaturaโ€ฆโ€. Perchรฉ la lana, nonostante le sue tante qualitร , non si vende. E di alcuni costi, al momento, sembra impossibile rientrare.

Lana

Gli usi alternativi della lana

Giancarlo Gentili dellโ€™azienda agricola Valleluterana, a pochi chilometri da Roma, lo sa bene, tantโ€™รจ che รจ costretto a regalarla, e pensare che i miei nonni ci guadagnavano con quella lana!โ€. Le sue sono pecore di razza sopravissana, tra l’altro fra le migliori per la lana, che in passato garantivano prodotti di buona qualitร : โ€œLasciamo da parte i vestiti: chi ricorda i materassai? Quandโ€™ero bambino venivano a casa, cardavano la lana e preparavano il materassoโ€. Poi le cose sono cambiate, e oggi bisogna trovare nuovi impieghi per questo tessuto: una parte viene usata per esempio nella bioedilizia, โ€œรˆ perfetta anche per il sonoro, si possono creare dei pannelli bio isolantiโ€. Ma dovrร  pur esserci un modo per ricominciare a venderlaโ€ฆ o no? โ€œDifficile. Bisognerebbe creare un circuito di pastori, ma chi รจ disposto a farlo? Il mercato ci ha proiettati tutti verso le pecore da latte, infatti siamo in pochi ad avere la sopravvissanaโ€.

Il progetto Sibillana

Oltretutto mancano anche i lanifici, โ€œalmeno qui nel Centro Italiaโ€, aggiunge Maria Pia dellโ€™azienda agricola San Maurizio, di nuovo nel Lazio, fra i comuni di Picinisco e Settefrati in Valle di Comino. A lei piacerebbe recuperare la filiera, โ€œma il primo lanificio utile รจ quello di Biellaโ€. Per il momento, usa la lana per confezionare i prodotti ma a breve la situazione cambierร : Silvia Bonomi de La Sopravissana dei Sibillini di Macerata ha infatti avviato un progetto che partirร  a inizio 2021, con tanto di lanificio a Montefortino. โ€œSiamo un gruppo composto quasi esclusivamente da donneโ€, racconta, โ€œabbiamo selezionato i capi di bestiame migliori di sola razza sopravissana, per creare una filiera 100% italiana, dalla nascita della pecora alla filaturaโ€. A far parte del progetto Sibillana sono donne delle zone colpite dal terremoto del 2016, โ€œdonne che hanno perso il lavoro, chi per il sisma, chi piรน recentemente per il Covidโ€. Un progetto solidale al centro del quale cโ€™รจ il benessere animale: โ€œIl mio obiettivo รจ quello di creare una scuola della pastorizia, dove insegnare come trattare le pecore, ma anche come crescere i cani pastoriโ€. A breve comincerร  la produzione, tutta italiana, โ€œรจ un dettaglio a cui teniamo molto: la sopravissana รจ una pecora da riscoprireโ€.

QUESTO รˆ NULLA…

Nel mensile di febbraio del Gambero Rosso trovate il reportage completo, insieme a tante altre curiositร . Qualche anticipazione? Siamo andati a conoscere da vicino la sopravvissana de La Porta dei Parchi ad Anversa degli Abruzzi e abbiamo cercato di fare chiarezza tra lana vergine e riciclata. Nellโ€™articolo trovate anche gli approfondimenti sui progetti italiani dedicati al riutilizzo di questo prodotto, le razze principali da cui si ricava e le riflessioni sullโ€™etica della lana. Cosa aspettate?

Il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store. Abbonamento qui

parole di Michela Becchi – disegni di Daniela Bracco

 

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